scintille non volute ma poi lasciate cadere

3 Dicembre 2025 Lascia il tuo commento

caravaggio caravaggio tutto quel buio e l’arco d’aria che fa una traccia arcuata talchè dal marmo scendono scintille non volute ma poi lasciate cadere

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come dire che si preferisce il precipizio in ogni caso

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caravaggio caravaggio 

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che si è fatto grande di passioni di chiesa in chiesa tra fonti di città e cripte e absidi con la spada leggera e cattiva

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pendente dal fianco sinistro tenuta da una catenella di ferro appesa a sua volta alla fusciacca cremisi dove si pulisce via la vernice dalle mani

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caravaggio caravaggio seppe escogitare i timbri e il senso dell’assenza nei colori di musi tragici tanto più dolenti quanto più possano parere (è un’illusione) sfuggiti anticipatamente dalle sue attenzioni

mentre invero sono eternamente vivi nel bianco di cera nel giallo rappreso

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si agita l’ocra appassito di facce anemiche offese da macchie rosse di rabbia

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si mostra la vergogna estorta sui visi beffardi interdetti da un morso inatteso

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caravaggio mi ha sempre ospitato nella culla di sacri cenci tra evocazioni trucchi infedeltà furti serpi riccioli crimini facilitazioni leggerezze delitti… sacre alluvioni… ceree santità. Manifeste emulazioni. Falsificazioni miracolose

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caravaggio spira spavaldo sempre morente non ha riposo non c’è quiete nella biografia solo tempo ignoto vita nascosta essere senza tracce

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o eccessiva esposizione

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così per simpatia anche se anni luce lontano il mio amore inquieto e svergognato per te si insinua innominato dove non pare ci siano altro che sacri affanni e pietose disforie cromatiche e spargimenti

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il mio sentimento di te mi pare somigliare per sua ‘natura’ alla natura di quelle tele che io vivo come fossero esclusivamente ‘conseguenze’ di cause informi, di intenzioni irriconoscibili che tuttavia chiudono il discorso

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cause e intenzioni confuse e imperdonabili di un’arte orfana e illegittima che il mio pensiero vuol simulare per legittimare in ‘arte’ questi anni d’amore

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è sulle spoglie di caravaggio fuggiasco che il mio amore precisamente posa i piedi sentendosi ben ospitato 

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tu ci metti del tuo, come si dice, perché sempre mi accusi che esagero

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così mi sono proposto di tenerlo per un fatto d’arte

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solo perché nell’arte la tragedia della noncuranza del mondo si scioglie in pittura scabra o in pietra lasciata senza più far male

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(L’autore di tutto ‘questo’ non si propone ricerca di alcun momento di riposo. Senza fermezza non pensa più ad una occasione adatta a giustificare la propria sorte. Essa è, a questo punto, di lasciar svolgere la vita secondo le premesse di tutto quanto fin qui appena accennato).


un pugno di riso

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