sputare l’amaro
senza gli altri sto bene
so d’essere un carro su ruote che tornano ogni giro su loro stesse
sono però anche il rasoio della loro affilata circonferenza
il filo di luce che sbucato dalla foschia della solitudine taglia la pelle delicata dell’eternità immobile che avvolge il mondo
guardo la pietra di forma anonima avvolta di garze pietose che è inarrivabile origine sempre un po’ discosta da dove ciascuno può pensar d’essere
come un carro lascio sulla strada linee solo illusoriamente parallele
la geometria del mio vivere è imperfetta a causa della tensione variabile tra averti o solo esserti vicino
non c’è chi sappia cogliere la singolarità nelle quattro linee segnate in terra
ci si affanna a liquefare asfalto nero sulle nostre imperfezioni
sulla nostra tendenza all’indefinito
sul perenne volgere il viso a chi ci preme
sullo sputare via di bocca l’amaro di chi ci ammala