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ora che non ‘devo’ più lasciarti sono libero
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(tu da quella volta non mi hai più lasciato)
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non ‘devo’ temere l’odio materno: il fantasma sul confine che dice che non ce l’abbiamo fatta
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mi hai tranquillizzato sulla natura di ‘donna’ (di ‘lei’)
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il pianto agli occhi è andato al posto del fiele in bocca
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nuotare come volare: staccare i piedi dalla sabbia e dalle rocce del fondale una volta per tutte
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non tornare più giù: farcela!
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ci fu un giorno che uscendo di là sussurrando “a domani” capii che non sarebbe stata mai più l’implicita prescrizione di un accordo usuale, ma la formula di accesso ad ogni eventualità
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“apriti sesamo”
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“abracadabra”
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il cartellino di un prezzo plausibile da pagare per la bella frutta al banco dei mercati generali
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quando le mani ghiotte fanno tintinnare lo sciame di monetine nell’ansa delle tasche
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in ampie bracciate di nuovo si nuota
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il ‘potere’ di render conto di tutto è avere con noi quanto serve a restituirne il valore
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poiché per me è più facile lasciare la vita che l’amore ‘pensare’ è sempre pensare ‘te’ e poi un ‘mondo’
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con queste due idee in testa passo il tempo
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e quando escono uguali sullo schermo luminoso alle fessure degli occhi è una cascata sonante ai miei piedi di altri giorni con te