scrivendo niente potremo dire
Non è passione è vocazione. Scrivere è vocazione: cioè il modo come par di dover esprimere il legame con tutto quanto noi ancora non siamo.
Il modo come mi sembra d’esser capace, e non meno di quanto lo sia, di pienare le righe nel modo in cui mi senta pienato da visioni e attrazioni è (sforzarsi di) scrivere.
Nella scrittura si resti esposti. Sia, la scrittura, una attesa. Nell’attesa si genereranno piantagioni d’aria e luce ansiose di risalire alle sorgenti cui si dirige la linfa.
Scrivendo non si otterrà nulla ma si disegnerà il fuoco prospettico di un destino. Che non è che il compitare da subito il mondo in parole.
Scrivere non racconterà il percorso che si doveva fare ma estrarrà, dalla massa di cose che ci eravamo messi a dire, un volto.
Il volto è il non più vuoto che bisogna ogni volta vedere dietro i volti e i monti in viaggi e racconti.
Scrivere disegnerà e delimiterà in tal modo il centro della riflessione in una specie di anelito amoroso. In una aspirazione.
Scrivere esprime e esperisce la propria natura: che non è di tendere ma di offrirsi.
Cosi come inspirando non potremo parlare. Scrivendo non potremo dire.