l’animazione del cinema muto

Miyazaki, Porco rosso: “Un maiale che non vola è solo un maiale.”
Poi il pensiero ha l’elasticità del legno. Ali mono-scocca nelle rimesse dei navigli. Si lavora insonni, la prima notte. Poi si assume la famigerata compagnia di giro. Chi non va a morire in guerra fa l’operaia. Operaie come api. Senza regina. Il pensiero della ricerca va alla medicina biologica che guarisce la malattia. Invece non si sa che dire della psicoterapia, perché la cultura e la filosofia non hanno il concetto di sanità mentale originaria, dicono soltanto sempre della nascita di un animaletto pazzo.
Alle parole del film di Miyazaki (‘un porco che non vola è solo un porco‘) ” Un pensiero di tutto rispetto!” mi sono detto e ” le specie animali non c’entrano niente.” È affascinante l’era romantica degli idrovolanti che ha mezzi d’assalto alle fate e alle sirene, mezzi anfibi capaci di tutto per espugnare bastioni mozzafiato. Il film è ricco di una miriade di voli e tutta quella sospensione rende il tempo differente. I piloti sono ceffi mai del tutto usciti dall’acqua che la gravità li tirerebbe giù ma il cielo li salva in quanto li attrae. E il cielo -che ha la densità delle comete composte dagli eroi precipitati nei duelli di guerra, che ora volano altissimi insieme- quel cielo avrà la meglio
Di fronte a quella capacita di trasformare la strage in una colonna trasversale (una architrave) di migranti prescelti, mi auguro la ventura di riuscire in una possibile rivoluzione terminologica. Ora ho di fronte la malattia mentale che non può guarire nella sanità perché nella norma non c’è la nascita. Devo tornare all’idea iniziale, al fondamento anfibio anch’esso, come un pilota di idrovolanti, che il pensiero ha origine materiale, è -se non proprio esso stesso materia- un comportamento continuamente variabile della fisica della biologia.
Che genera la principale conseguenza che lo spirito non rientra nella fisiologia del pensiero. Lo spirito è esterno. Non ha esistenza di realtà umana. Nella mente ora, evocati dal film, i pensieri sono code di comete composte di particelle antidiluviane, arredi differenti su estensioni di coltivazioni cerebrali grandi circa un palmo. Su quelle distese Porco Rosso è diventato un maiale, dall’uomo bellissimo che era, e non sembra dare peso a quella storia, e sale nel silenzio aereo, così lontano che il motore non si sente più e il film diventa muto e il volo, senza acustica, il sogno di un motore nuovo fiammante.
Dunque, se anche non si può ancora affermare che si guarisce la malattia del pensiero -perché tutti dicono che l’uomo nasce pazzo e perverso- però si può fare un gesto lassù, appesi ad una scenografia anfibia come fossimo balene volanti, si può librarsi in linea retta fingendo il moto rettilineo e uniforme, fingendo il laboratorio ideale per l’esercizio di una meccanica che si attua tra Galileo e Newton. Si sa che fu poi corretta. Non importa, d’altra parte, alcuna conclusione definitiva. Bisogna solo dire che se la cura medica guarisce le malattie della biologia la cura psichiatrica dovrà almeno tuttavia rendere le persone migliori.
“Diventare migliori, al minimo.” Varato lo scafo abbiamo gridato – da così in alto che si è visto solo il nostro agitarsi muto – il proclama di un clown lottatore. È arrivato incomprensibile il filo di parole dalla ionosfera, gli organi sensoriali hanno registrato a lungo quel suono stellare che scendeva infinitamente e sembrava non finire, fino a che esso si è trasformato in uno stimolo corticale ed è diventato un pensiero nuovo. Io dico riconoscenza e certezza. Il saluto di un protagonista anfibio. Di un essere umano che la fantasia ha trasformato in un porco che non è solo un porco perché vola. perché pilota cavallerescamente un idrovolante. Un pirata dell’aria che rifiuta specificamente il fascismo.
Chissà come è che faccio il nesso con la vicenda di Charlie Chaplin che si rifiutò di portare Charlot nel cinema sonoro che era iniziato nel 1929. “Luci della Città” è del 1931 e “Tempi Moderni” del 1936 e anche in essi Charlot non parla. Poi Chaplin lascia che Charlot muoia. (Che si perda tra le nuvole, penso.) Perché un porco che non vola è solo un porco. E Charlot non ha una voce, non l’ha mai avuta e quel mutismo sono le sua ali. E furono le nostre. (Charlot è un porco che vola, mi dico.)
Il silenzio della fine e della separazione nel perdersi tra le nuvole attratti dalla densità delle comete incute la soggezione e lo stupore e non l’angoscia. Miyazaki disegna comete di polvere e poi mostra la natura coraggiosa -non nostalgica- di quella polvere. Mostra le componenti eroiche dei singoli punti disegnati come gli inutili morti di ogni guerra. La ricchezza sprecata. Io pensavo alla natura fisica del pensiero. Alle particelle, agli sciami di punti di dolore denso e di bruciante gioia. La densità del lavoro della vita psichica ci attrae.
Bisogna lavorare ancora molto, soprattutto di questi tempi poiché siamo intellettualmente minacciati. Guardare il cinema aereo e geniale, le figure del disegno che mette a fuoco tutta quella luce senza voce del cinema muto. L’aria alta e lontana, la dispersione del suono, le miriadi di voli. Per non parlare a vanvera ho guardato “Le luci della città”. E’ una storia di amore, di povertà, di malattia, di ricchezza, di generosità, di guarigione. La generosità offre all’amore il danaro necessario per la cura medica di una cecità. La medicina trionfa.
Questo non fa della persona guarita una persona migliore. Ci vuole altro. Questa parte della storia, che è alla fine, vale davvero la pena.
