taciute aspirazioni
Non siamo che anime anonime nei bar dopo La Grande Rivolta. Siamo fiammiferi, teste incendiarie.
Ritti agli angoli, scossi da sussulti, teniamo accesi i nostri corpi radianti.
Sentendo la bellezza circostante abbiamo nostalgia di questo presente che non si ferma.
L’agglomerato urbano è un condominio di passioni. Nessuno dei nostri possibili amori è mai più lontano di due isolati.
Da qui l’anelante nostalgia amorosa che ci affligge.
Lo struggimento dell’erotismo fondante le relazioni è apparso immediatamente affermarsi nell’epoca post-rivoluzionaria.
È stato perciò legalizzato in commi appropriatamente distribuiti negli articoli, nella costituzione che ci siamo dati dopo la sconfitta dell’antico regime.
“Sono felice!” scrivi cospargendo la pagina di cuori. Non cancello la conversazione dalla memoria.
Perché abbiamo strappato alla assemblea costituente il comma che depenalizza la condiscendenza.
Abbiamo legalizzato il baratto sentimentale. Il mercato delle pulci di innamorati aristocratici in mantelli di pudore silenzioso.
Io ho messo sul mio banco il cartello del prezzo delle differenti pretese di vicinanza con te (abiti sartoriali in lana e seta).
Il post-it giallo limone ha una scritta nera che recita: “Taciute aspirazioni”
Transazioni non tassabili. Il commercio di tutte le condivisioni estetiche è defiscalizzato.
Una società industriosa tesse coperte di porpora con il rossore delle nostre guance.
Sui segreti amori tra le persone i servizi non indagheranno più a patto che vengano mantenuti nella serra umida della condivisione intima.
Per adesso di certo non è più una colpa avere il tuo cuore sullo schermo.