noi due insieme contro questa guerra
“Insomma… insomma..” (scuotendo la testa stanca e ancor più sconsolata che non ti va proprio niente di tutto quanto è successo).
“Alla fine che resta?” (le braccia ai fianchi le palme tese spinte in avanti ruotate in su per salire ammassando in cielo aria e vapore nebbia e fotoni interrogativa e delusa).
Così tu.
Ed io, che ho acquisito una speciale competenza in materia di noi, so che devo restare qua intorno a ciondolare con falsa indolenza come i tuoi lamenti fossero niente.
Senza averlo deciso stiamo sempre più spesso insieme di questi tempi. Credo che sia un modo per intensificare il senso ultimo delle cose invisibili e inenarrabili che ci legano e rafforzare una vaga possibilità di resistenza.
Io ti vedo bella ogni giorno di più – da che c’è questa guerra – e hai preso a recitare con aggraziato ardore i gesti quotidiani di un disaccordo che sa di eresia, di un’impazienza che somiglia ad una preghiera, di prepotenze che sono vere e proprie perorazioni e di mille infinite altre ripetute caute insistenze tutte rivolte contro questo vuoto senza nome che s’è fatto dio.