metallo miliardario
C’è questo aereo per i viaggi nello spazio. Metallo miliardario. Scialo tecnologico. Il cielo è un pantografo azzurrino e la macchina volante una matita di efficacia diabolica che divide il foglio in quattro con tre scie di condensa.
La figura percepita fa l’altra figura, inventata, delle tue unghie affilate che feriscono il mio braccio in scie parallele di desideri condensati alle quattro di ieri sera.
Affiora un terzo livello del pensiero, (la mente ha fenomeni simultanei) e nel guardare il volo e reagire con l’eccitazione del ricordo di ieri, poi genera l’idea di una geometria dell’ascensione inarrestabile della genialità umana.
Le semirette delle scie invertono il vettore della reverenza tra uomo e Dio salendo dalla terra verso il cielo. Non penso che il Dio celeste si inchini ma che si lasci raggiungere. Che si convincerà a rientrare nelle dimensioni non smisurate delle speranze di tutti.
Più che continuare a credere noi scienziati indaghiamo. I nostri pensieri insofferenti hanno la tensione smodata (ma non infinita) a svettare.
Guardo le scie chiare ascendenti congiungersi in fondo al cielo in un punto e poi svanire nella scenografia della prospettiva.
È perché l’acuità visiva si riduce con la distanza che la mente, con l’illusione di una convergenza, si inganna sulla propria inadeguatezza.