il destino del bianco, negli anni…
Bisogna dire le cose come stanno e le cose stanno in un modo soltanto ogni volta e questa non è una coerenza è la rivelazione progressivamente più chiara che c’è solo un modo per volta, solo una forma prevalente che si staglia tra infiniti modi possibili di vivere.
Le cose stanno così: che le persone sono le posizioni che quelle persone si trovano ad occupare in relazione a tutte le altre, e che ciascuno è tutt’uno con molti altri sia vicini che lontani.
Vicino e lontano – misura metrica delle distanze che caratterizzano le costellazioni dei significati ma anche misura termometrica delle variazioni di calore delle medesime costellazioni in relazione ai sentimenti – mai coincidono.
Noi due una notte speciale non s’era più tornati pur rincasando come sempre e fummo quelli ma non più quelli perché il cielo di quel giorno era assai diverso dal cielo del giorno in cui eravamo venuti al mondo e la seconda nascita implica di rifare l’oroscopo secondo una rete di stelle diversamente connesse e disposte in modo nuovo che favoriscono nuovi pensieri e dequalificano precedenti criteri di gerarchia dei doveri e fanno sparire nel bianco tutte le pagine di riviste di architettura e di storia deposte distrattamente sui tavoli.
Quella notte i tavoli volati dal vano delle finestre spalancate in coro turbinarono a lungo in aria sospesi al cielo dallo stupore poi si dispersero ai quattro venti e precipitarono infine fluttuando lenti sui parchi cittadini.
Ecco cosa può accadere quando le cose improvvisamente diventano cose differenti da prima perché seppure la totalità degli astri non sia mai cambiata la geometria delle linee delle loro intersezioni invece si.
Niente altro varrebbe la pena d’essere detto se non la narrazione delle vicende dell’animo umano durante quelle notti e come accada che la nuova vita prima si agglutina nello stomaco e poi sale alla mente e determina una nuova espressione sui nostri volti corrispondente a pensieri che non si sono ancora del tutto schiariti.
Resta un mistero come sia che tutti conoscendo bene questo fenomeno durante la loro esistenza decidano di eludere la sovversione in favore dell’irreale normalità del dopo che resta.
È da allora che si vedono quelli in febbrile agitatazione scossi, più che da armonici movimenti muscolari, da un formicolio di fibre cieche
Sono due vite che si generano da una e si alternano ma una è piena d’amore di reale sentire ed è vera l’altra è attenuata e appiattita e il discorso in proposito si fa imbarazzante disorganizzato impacciato vergognoso allusivo, nei più, e solo raramente letteratura, in rari scrittori.
Solo nella felicità degli amanti c’è là verità del senso e sarebbe l’unica cosa da raccontare ma viene taciuta perché causa sconquasso e dolore insostenibile per chi ne fosse escluso e allora si vede solo il dolore attenuato dalla emorragia della rinuncia nei precursori di un mondo che non verrà..
Questa quieta infelicità è tutta smorfie accomodanti e mesta gentilezza.
Niente è cambiato ancora nel costume sociale mi dico mentre fisso in silenzio il muro dello studio dove è libero da ogni arredo.
La luce rivela la formula chimica della vernice variando continuamente le sfumature della tinteggiatura che fu stesa nuova, saranno vent’anni: poco prima che prendessi possesso di queste modeste stanze per non restare fermo ad aspettare un miglioramento promesso.
È il destino del bianco alle pareti esposto alla luce del cielo che ho scritto da quasi subito dopo essere entrato qua.
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