elisa che è buona da guardare

WIKIRADIO, radio podcast di Rai3, Jean Paul Sartre raccontato da Daria Galateria: qui
La simpatia cultural/popolare che fa il successo di teorie come l’esistenzialismo dove origina? Sartre era invidioso di Albert Camus. Come risulta se ascoltate il podcast sopra indicato. Perché a sinistra l’antipatia finisce per ammantare tutto quello che si voleva redimere? Sartre che censura la pubblicazione del manoscritto di Camus “Il primo uomo”? Il manoscritto fu ritrovato nella borsa che lo scrittore aveva con sé al momento dell’incidente d’auto in cui lasciò la vita. Non pubblicare perché non opportuno per via delle ambigue posizioni della Sinistra francese rispetto ai fatti di Algeria. Sartre faceva parte di una commissione culturale che doveva valutare l’opportunità della pubblicazione. Stalinismo? E’ la radicalità di Togliatti dopo i fatti di Ungheria che pretende da Nikita Sergeevič Chruščëv un intervento ancora più duro di quello avvenuto. Più duro della strage di civili? Sic…
Allora, mentre sorbisco il caffè sotto gli occhi deliziosi di Elisa, la mia barista del cuore, mi chiedo: ” Il dandismo è l’unico baluardo? L’indolenza nichilista è davvero criticabile? Ma l’impegno, quell’impegno di chi si sente costretto dal compito di portare avanti le ragioni della Storia, non è peggio? Non è grattarsi la rogna? La buona disposizione accorata di alcuni non è – ora mi pare evidente sotto l’effetto della caffeina- una psoriasi più e meno grave?” Forse la cultura non può mai essere popolare. Però anche la cultura non si rassegna all’impopolarità.
Ma io sono libero avendo avuto nessun successo, avendo evitato attentamente ogni cooptazione di istituzioni culturali. E rifletto che forse chi, come me non ha avuto il proprio compenso, a causa di quella disavventura patita, seppure a me sembri che sia stata una scelta, va vertiginosamente dalla critica erudita al soggettivismo. Chi ha avuto compensi vive diversamente, immagino, ma perché inclina attivamente all’impopolarità come se l’evitamento di vere passioni fosse evidenza di genialità.
Sotto gli occhi di Elisa la mia anima ha un caracollare indescrivibile. come uno che va alla spiaggia giù per il sentiero tra macchie e scogli. Vorrei essere l’attore stralunato che sono, fare un film dove mi si riprende da dietro, per descrivere come ho visto stamani che posso essere sotto gli occhi di una ragazzina distratta dai cappuccini che ti trapassa allegramente mentre ogni secondo guarda il futuro dal ponte di comando del bancone.
Ecco, io ho la mia distratta impopolarità nell’inquadratura di uno sguardo limpido che illumina con lampi di distrazioni successive il piccolo bar ogni mattina. Ogni mattina così ha il sapore di latte. Mi chiedo: “L’individualismo di un certo genere, come scendere alla spiaggia precisamente uguale a un bastimento antico nella rotta tra scoglio e sassi è imperdonabile come l’allegria che ne fa intimamente parte? “
E “Dove sarà il collegio dei giudici/sacerdoti che deve valutare il pensiero che si sviluppa da queste singolari condizioni di benessere. Essi hanno l’arma del perdono, che non funziona senza pentimento, immagino”. Lo sguardo di Elisa assolve perché assolve nella distrazione, perché dopo averti passato la tazzina fumante è già degli altri avventori, sguardi e attenzioni.
“L’individualismo- penso – è pur sempre una opposizione all’acidità cattiva dei disponibili”. Perché sembra proprio che Sartre fosse cattivo e invidioso a causa di un non piacersi che non aveva niente a che fare col suo non essere bellissimo. È che era stato abbandonato dalla madre che si era risposata dopo un periodo di grande amore con lui ragazzino.
Forse allora lui aveva pensato che l’unico rimedio fosse l’odio. Senza trovare rimedio a quel rimedio. Se non la negazione dell’odio che provava. Poi, dopo la scissione, è sempre la trasposizione (proiezione) della freddezza di propri sentimenti disperati addosso agli altri. La forma in quel caso fu intellettualmente molto ben giustificata.
La passione attribuita all’intellettuale forse fu disperazione e cinismo: affezione al proprio sarcasmo, poi imposto come regola esistenziale. Camus magari aveva il dolore, la gloria del dolore che forse è più radicale del cinismo. Forse Camus che era stato anche lui abbandonato dalla madre era riuscito a perdonarla.
Ora non so più se la sinistra cattiva sia solo una cattiva sinistra. Ma intendiamoci, qui uso cattivo non come una categoria dell’etica, ma nella accezione concettuale legata strettamente e fusa addirittura ad una consapevolezza che è specifica sensazione del gusto. Cattiva, perché provoca il disgusto: il fatto ben noto di una mela cattiva. Un cattivo latte. Uno sguardo cattivo, che fa male. Mentre il buono induce a volerne ancora, capisco sempre meglio.
Poi mi accorgo che cultura e sinistra si fondono nella mente come fossero la stessa cosa, come se due parole avessero trovato una sola immagine. Forse sono io che oramai non so distinguere, alle prese con una non popolarità che si acquieta negli occhi distratti di una ragazza gentile che mi serve il caffè deliziosamante.
Resta viva nella mente l’idea che la cultura gode la propria impopolarità. La cultura ‘gode’ la propria impopolarità senza vedere che l’antipatia di cui è oggetto deriva dalla propria acquiescenza al disgusto.
Elisa ritira la tazzina e mi guarda ancora un secondo. Elisa è buona. E’ buona da guardare. Anche oggi.