un usignolo disobbediente e l’amore al condizionale

29 Settembre 2010 Lascia il tuo commento

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non sempre si ha qualcosa da dire

eppure la mente non è ferma si sente benissimo

e corrisponde al dolore o alla felicità

ed è come svegliarsi e non cʼè la figura del sogno

mattinate senza un titolo

e mi agitavo e pensavo

ma le parole non cʼerano

(chissà se si avvicina allʼessere al mondo senza un motivo)

come se la coscienza fosse reticente a collaborare con quel sole negli occhi

con quellʼintempestivo risveglio nel cuore della notte

con quella linea sottile di luce da sotto la finestra

che avverte che la rotazione della terra si è svolta ancora senza un fine né un significato

la luce o il buio raccontando senza pause lʼinarrestabile indifferenza dʼuna natura non umana

chiamano a raccolta pensieri sogni ricordi

il sogno di un usignolo che si è scordato di cantare per farmi dolce il risveglio

che se fossi innamorato direi che è come quando non cʼeri dove pensavo che saresti apparsa

dallʼoscurità della mia transitoria rassegnazione

che senza te non è più transitoria

misuravo il tempo con il sonno innaturale dellʼusignolo e la ragione sconosciuta di una assenza

ed erano la stessa cosa

e allora si che potevo svegliarmi

perché il sogno svaniva

e mi depositava tra le braccia di una veglia di nuovo possibile

realizzavo che le sconosciute ragioni dellʼassenza sono tra i pretesti del pensiero

le ragioni incomprensibili di una assenza sono

per noi esseri umani

come un usignolo che si dimentica di cantare alle cinque della mattina dʼestate

cioè una frattura da cui gridare una domanda o cominciare una ricerca nuova

ʻMisuravo il tempo con il sonno innaturale dellʼusignolo.ʼ

vuol dire che solo nei sogni degli esseri umani gli usignoli smettono cantare

e poi ci chiediamo

se sia perché di una separazione abbiamo distorto il senso

alterandola in un abbandono

o se dietro le ragioni evidenti di quella medesima separazione

non ci fosse una malcelata disaffezione che nessuno era riuscito a nominare

sognare che lʼusignolo si è dimenticato di cantare può essere un avvertimento tormentoso

o la registrazione di una intuizione di chi sa vedere

ma per me allora scelsi che fosse la nozione nel pensiero non cosciente

che non sentivo la sete da giorni

e da giorni non mangiavo

e non avevo nulla da dire

ma la mente non si era fermata mai

la nozione espressa in forma di sogno è sapere irrazionale

il sapere è la nozione di quando il pensiero non ha la necessità

di verificare il proprio accordo con la percezione

avessi avuto un amore le avrei scritto

ʻMi addormento spesso costretto dagli occhi alla sparizione – che non vorrei – di te.ʼ

se lʼamore avesse potuto essere il titolo dei risvegli di quando scrivevo

le avrei scritto di perdonarmi con il suo sorriso

e la dolce inclinazione di quel suo lunghissimo collo

(perché i miei amori hanno sempre un collo molto elegante)

di perdonarmi le avrei chiesto

se per trovare il sapere irrazionale chiudevo gli occhi e sognavo

e rinunciavo transitoriamente a lei

ʻ…e rischio che potrei non amarti più al risveglio

e lo so che non accade in genere che è assai poco probabile…ʼ

avrei aggiunto

per poi sognare

– ma questo lo avrei scoperto al mattino –

che un usignolo aveva smesso di cantare

e aveva fermato il mondo

e aveva realizzato una impensata disobbedienza  agli istinti

non avrei comunque avuto voglia di spiegarle cosa significava aver sognato un usignolo

che al mattino resta addormentato tra le foglie che ombreggiano la finestra

se il titolo di allora fosse stato che ero pazzamente innamorato

tuttavia

per come mi pare che certi sogni mi suggerissero

avrei smesso di insistere sullʼevidenza del senso rivoluzionario dei sogni degli uomini

avrei gelosamente tenuto per me il battito dʼali di una rivoluzione

cioè lʼultima parte del sogno dove mi era sembrato che lʼusignolo

che non cantava

neanche stesse dormendo

e dunque forse non si trattava di un ʻerroreʼ naturale

né di una variante biologica

ma di qualcosʼaltro

avevo sognato un usignolo che non cantava

e che in un battito dʼali sfiorando le fronde alte di fronte alla finestra

era volato rapidissimo oltre le foglie

che per lui non avevano né mai avrebbero comunque avuto segreti

se ci fosse stata una lei a dare il titolo a quei giorni

certamente la sua mano mi avrebbe accarezzato i capelli

per convincermi che era quella carezza ad avermi fatto sognare lʼusignolo

per restituirmi la pace di una certezza dʼamore dalla quale

al contrario

il sogno mi aveva definitivamente distratto

arrivarono molte carezze negli anni come foglie di un piccolo bosco privato

nei giardini dietro le recinzioni eleganti delle case borghesi

e restavo sicuro di sapermi orientare

avevo capito e verbalizzato esattamente che lʼideologia psicoanalitica

– detta ‘tecnica’, per confondere –

era misera nellʼindicare lʼinterpretazione come metafora risolutiva di unʼaltra metafora

– il sogno –

ma silenziosamente un giorno tacqui al risveglio e il sogno rimase comʼera.

non venne la metafora come non venne la carezza di lei

quella volta volai leggero

ora cerco di raccontare il senza titolo

come se fosse facile capire il sogno che non vuole nulla

o il linguaggio che non teme più dʼessere sottratto

o Il pensiero che senza un linguaggio impaurito della propria temuta sottrazione

si siede e ascolta …

ascolta

– precisamente –

il silenzio caparbio e misterioso di un usignolo

che si diceva fosse stato creato per addolcire i risvegli degli esseri umani

un usignolo che canta per il piacere del risveglio degli uomini

è creazione del nulla di senso

è sottrazione di tempo…..


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c’era una volta
non si sa mai

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