torturati dalla solitudine
Abbiamo un peso nell’attribuire significato all’esistenza. L’immagine che abbiamo del mondo ricade su noi. Viene giù dalla ionosfera i giorni estremi, visibile: come una cosa a molte dimensioni. L’universo viene incessante coi suoi quattordici miliardi di anni attraverso la lente del cielo. È il fuoco rovente del filo nella lampada. La durata dell’accensione tiene il sentimento del mondo. Perché tutti possiamo accordarci per quanto siamo capaci. Scintilla di una società possibile: di uomini abbagliati e disarmati dalla loro medesima invenzione.
Lascio venire il buio. Uguale all’ingresso dell’universo di poche ore fa. Lascio venire il sonno. Il passaggio è una lente di silenzio. Dovrebbe corrispondere alla memoria dei corpi addossati. Così dopo millenni di promiscuità tribale innocente anche da solo ricreo l’umanità. Traggo tutte le eccitazioni dallo stimolo dei lenzuoli sulla pelle. La fantasia non fa miti: trasforma la carezza di cotone nella presa delle mani degli schiavi e dei tessitori e l’ordito ricamato dal silenzio nel blues eterno del sesso e nel pensiero mistico dei torturati dalla solitudine.
Non potremmo svegliarci senza la vita del pensiero primordiale che si forma nel sonno tra la pelle e le foglie tenere che, per noi, sono l’altro sparito e desiderato.