sprecare, per non sprecare

19 Luglio 2019 Lascia il tuo commento

Sprecare parole di allegria. Per il diritto di certi favorevoli errori che ci deliziano. Sprecare con passione fiumi di bevande di uva dissipata in vino che si versano a terra.

Sprecare i silenzi di chi si guarda, e sa, e sia nel bar che nella stanza ricavata dalla chioma di un grande albero, non si nega né eccessi di prospettiva e nemmeno troppo grandiosi fiumi di ulteriori intenzioni.

Sprecare tutto quello che vorrei dirti e tacere. Ti inventerai da sola le mie attuali mosse nel pensiero. Ti inventerai una comprensione. Ti inventerai me come infine avresti voluto che fossi.

Io già lo sarò stato: vedrai! Perché il mio attuale immobile tacere di fronte al fragore fruttuoso delle tue composizioni sappiamo è l’unico regalo che puoi accettare, per via della tua natura.

La comprensione di tutto a me mi ha sempre contratto il tempo a disposizione. Essere perspicaci è uno spreco perché comprime lo spazio in una linea sottile.

Da qui la passione per i tuoi occhi: la linea netta di quei cerchi minimi di successive ‘prove’ di viola che la genetica di specie ha esercitato su di te.

Quelle linee io vedo dilatarsi in anni di azioni sfrenate e di opere e di dolci inerzie. Io vedo la tua inedia come è in certe femmine: pressante richiesta di quasi niente.

Che vuol dire non puoi sbagliare. Perché tutto deve essere amato solo come ‘quasi’ tutto.

Quasi circonda ogni cosa. E allora si deve sempre misurare da capo. Per essere certi che non c’è ragione, in natura, di finire. 


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inquieta tenerezza del vivere senza le parole
museo domestico

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