shining

17 Marzo 2019 Lascia il tuo commento

Le trame (tragiche) sono funzioni mentali: ogni racconto è la sottilissima fetta di una tomografia. 

Le parole allineate nella scrittura disegnano personaggi sulla faccia di un taglio che traversa la massa voluminosa dell’encefalo in corsa. 

Ogni attimo un taglio. Il bisturi scrive mentre scintilla nella sostanza di un organo specializzato. 

Shining non era solo un film della paura era la vicenda del rischio della pazzia se si vuole scrivere niente altro che le circostanze dell’attimo ispiratore.

Terrore di scrivere di uno ‘scrittore’ che aveva intuito la superbia dell’intenzione. Solo una grande umiliazione può ‘pareggiare’ il conto. Capisci? 

Si scrive la percezione estetica del tempo che non è stato invano ed è, (o anche non è) passato.

Non deve esserci nostalgia nella pagina ben scritta. 

Deve delinearsi l’influenza della passione che si rivolta in noi al pensiero della distanza variabile da tutti gli altri. 

Le parole raccontano la loro causa nella rottura di un equilibrio e la impreparazione degli esseri umani ad ogni evento. 

Scrivere esprime la perdita di tutto quello che non conta oramai più perché le parole scritte sono perdute, disegnate sono propaggini residuali. 

Il presente si racconta e si estingue in uno scorarsi di parole che devono dire i sentimenti, riferire notizie, in proposito all’evento di una iniziativa.

Le nostre improrogabili iniziative, che risultano poi sempre avventate, sono i veri ‘fatti’ di interesse universale.


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