Romain Gary

“La Vera Tragedia Di Faust”
“Dopotutto la vera tragedia di Faust non è di aver venduto la sua anima al diavolo. La vera tragedia è che non ci sia un diavolo che voglia la sua anima. Non c’è nessuno cha la prenda. Nessuno che venga ad aiutarvi ad afferrare l’ultima palla, qualunque sia il prezzo che siete disposti a pagare. (….) Detto questo, io continuo, ben inteso, ad allenarmi.” (*)
Che conta se non la simpatia. Soprattutto la mia verso altri. Più di quella di altri verso di me. L’una non sta senza l’altra. Certi giorni invertono la prospettiva. In quei giorni guardo la vita dalla sua fine. Dalla mia fine. -Domani è l’ultimo giorno- dice il ragazzo. Dice, rivolgendosi a me -Ho sognato che Lei mi diceva “Ho trovato la soluzione: essa sta nel fatto che il mondo finisce domani”. Ascoltandolo penso che mi sta parlando della fine del ‘mondo della madre’. Se oggi so che domani finirà allora ho un giorno intero con il padre. Il giorno che mi resta, quello con il padre, è tempo senza alcun legame materno con il mondo, senza quel legame difficile e sotterraneo. Un legame dall’altra riva del mare di sguardi. Domani avrò una restituzione imprevista che rende del tutto asimmetrica la mia vita. Domani è un po’ di presente in cambio di tutta la mia storia fin qua. Come capita da un po’ di tempo è venuto prima il disegno. L’asimmetria di uno spigolo sottile rosso scuro che limita l’inquadratura: la porta apre su un mondo e una città. Il pensiero sta in bilico sullo spigolo. E’ la nascita. Un’atleta giovanissima esile e leggera volteggia sull’asse. Slancio. Capriola. Salto mortale avanti. Salto mortale indietro. La vita. Il ricordo. La vita più un giorno. Il perdono prima della fine. La fine negli applausi. Mi sottraggo al perdono altrui e al giudizio. Doppio salto mortale indietro. Breve incertezza nell’equilibrio generale poi i piedi sui pochi centimetri di superficie di legno dell’attrezzo di ginnastica di precisione: eccomi senza dio. La madre ha le radici del divino. Il padre quelle della guerra. Nel mondo descritto dalla scissione tra coscienza e non coscienza la vita è fittizia. Provare a rifiutare. Definire la ricerca psichica il lavoro del pensiero che affronta la funzione del pensiero. Escludere come conoscenza medica l’azione del pensiero sul pensiero che si arresta al margine della biologia. Dico al ragazzo -Il sogno è trasformazione-. Gli descrivo la trasformazione esercitata dal sogno sulla materia. Dico -Domani è il giorno prima della fine però è oggi che lo so. Questo significa- aggiungo -che stanotte il sonno non porterà sogni da interpretare, poiché domani non è il giorno della madre-. E continuo -Domani è la nascita la decisione e il comando. Non ci siamo che noi. Senza render conto-. Domani è padre dell’ultimo giorno. Sconosciuto. Senza madre perché ciò che è restato di lei in lui lo ha perdonato. Domani è dopo. Il dopo sfuggito al ricatto di essere a condizione di precipitare con la madre. Capisco che appartiene a questo fenomeno l’essere forte per via dei legami con le persone che amo. Ed essere fragile per questi legami: perché la felicità dipende dalla loro felicità. Ho cercato sui libri. Non c’è risposta. La forza è fatta di materia fragile. Sta così. Non ci può far niente nessuno. Leggo libri bellissimi. Mi commuovo. È potenza la capacità di compassione e condivisione. Ma appena dubito della potenza della condivisione e della messa in comune la potenza si scioglie in atomi di potenza. Le lacrime si seccano. Il panorama è un frassino inclinato sul portone.
(*) nota estiva: consiglio di leggere “La Promessa Dell’Alba” di Romain Gary – Neri Pozza Edizioni. Magari non esitate a leggere prima le pagine da 127 a 130….