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30 Marzo 2019 Lascia il tuo commento

Abbiamo dormito nel piano posteriore dell’auto tempo addietro. Le ossa ne sanno di certo qualcosa che noi non sappiamo. Ne sa qualcosa il cervelletto che registrò gli adattamenti del corpo alla scomodità del metallo.

Tempo addietro, come dire di una confidenza duratura con la mia vita. L’identità intesa semplicemente come continuità. Rari pellegrinaggi d’amore come epopea privata.

Fondamentali certe macchine sghembe e rumorose ma fatte in modo che si poteva dormirci all’occorrenza. Da innamorati.

E ricordare una di quelle auto e le scosse su strade poco curate da amministrazioni locali occupate nella ricostruzione di intere città è un sintomo che ha prevalso, nel pensiero che ho della mia vita, d’essere al centro di un misterioso e ignoto sguardo amorevole.

Per quel che mi riguarda ho vissuto sempre sotto una benedizione. E le ossa doloranti e i segni che dovrebbero decidermi a lasciar fare accentuano la mia attenzione su quanto c’è di buono da scoprire.

E se vuoi possiamo intraprendere una ulteriore ricerca. 


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