quello che certe volte ‘si fa’
Poi tutto quello che era in azione si era costituito definitivsmente in esigenza di non perdere il filo. Proprio. Si.
Filo d’aria e di pensieri.
Filo barometrico che, più o meno ritorto dai gradi di umidità, dicesse non la previsione per un domani che risultava fin troppo per noi, ma la composizione dell’aria momento per momento.
Noi si agiva in varie direzioni ed era tutto quasi come al solito però i pronomi personali avevano inflessioni e conseguenze su ogni pensiero che riguardasse il movimento delle persone che chiamavano in causa.
Le parole erano esattamente come cose fisiche con conseguenze sulla luminosità o l’oscurità che solo in ultimo e certo per non perdere il filo della giornata io feci diventare inchiostro.
Sempre meglio che la dispersione del pensiero in distrazioni di desideri, facevo(*) questi testi abitati di refusi come castelli di fantasmi.
Così pienavo di eccessi un museo che ora contiene brandelli arrossati.
Diari recuperati.
(*) perché la scrittura si fa!