primi sette secondi dell’anno nuovo

1 Gennaio 2019 Lascia il tuo commento

Ognuno ha il proprio eroe. Si ha l’altro come nostro eroe. O l’altra come eroina o combattente fatale: a seconda dei casi. 

L’altro è un miracolo transitorio di cui si ha esigenza in certi momenti che ci sentiamo morire di felicità o d’altra malattia.

È l’eroe fermo sul bastione di una durata appena rilevata sulle pianure delle ere collettive. 

Sono una faccenda privata l’altra e l’altro. Non sono mai stati ‘negazione’ di nessun’altro.

Dal loro sorriso muto si alza la vita che leva di torno la filosofia sgangherata. Che essi non siano noi non significa che essi siano ‘non-essere’.

Io lo so bene. Segreta resti in me. Ancora mi sento morire al pensiero di noi nella semicirconferenza del panorama marino di oggi. 

Passione e aspirazione si addensano intorno mentre ruoto, per la foto panoramica, sul centro di un cerchio ideale.

Tu stai a irradiare a tua volta nostri ulteriori campi d’azione.

Ti mando via via le foto della spiaggia e dell’orizzonte. Cento fotogrammi d’amore ciascuna.

Foto/Grammi: Peso di Questa Luce. Sottile Sentirmi Morire all’idea del rispecchiamento.

Ma poi…:  non si può sentirsi morire perché morire è non sentire. Morire è l’ideale ‘non essere’ dell’altro al nostro essere. Ideale dell’idealismo filosofico, del pensiero astratto. 

Mi sento morire al pensiero di te che, più non sei me, più sei. Un grappolo da sgranocchiare. 

Io svanisco al centro del panorama che realizzo ruotando la fotocamera su un asse che dura precisamente sette secondi. 

Tu il mio conto alla rovescia.


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destinazioni e premi
sacro e profano

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