premessa
premessa
(premessa: quanto scritto in queste righe è quello solo che mi consento di ‘dedicare’ ad una storia di trenta anni trascorsi nell’ambito della psichiatria come professione, lavoro, ricerca, rapporto. Forse c’è anche un briciolo di creatività personale nel coraggio di far mie le immagini di certe parole come vita, pensiero, sogno, poesia. Il silenzio sui nomi cui spetta la mia riconoscenza è un’altra arroganza di identità. Mi fa compagnia, nello scrivere, l’altra immagine del sorriso bonario che le fisionomie di quelle persone ormai lontane nel tempo hanno imparato a rivolgermi… quando sogno di loro.)
L’immagine composta fa bella mostra di sé non è idea ma percezione degli occhi d’un oggetto esterno: ma forse, anzi certamente, invece, c’era un disegno che avevo composto: avevo fatto una successione di copie: poi avevo stirato la pagina da un angolo e dall’altro alterandone le proporzioni: perché si faceva strada l’idea di un movimento di un foglio: e per rendere il movimento dovevo alterare la forma regolare della figura: non sarebbe bastato semplicemente spostarla qua e là lasciandola uguale a se stessa.
L’idea del movimento sprigiona energia nello spazio e l’immagine che ora ho davanti agli occhi in realtà è la sovrapposizione di stati del pensiero che non erano stati coscienti. Tuttavia adesso l’immagine con quei suoi livelli sovrapposti sembra suggerire che avessero una condizione di coesistenza, oltre a suggerire che sia stata la coesistenza di due cose opposte: la fluidità dello scorrere e, insieme, il ‘senza tempo’ – insomma l’immobilità – dell’origine.
Disegnare che il pensiero nasce dalla materia, che la rappresentazione grafica del movimento non riesce a dire l’energia legata alla massa, disegnare che le figure trasparenti di fogli sovrapposti non potranno mai dire la verità che pare evidente in sè: che la potenza del silenzio e della immobilità d’un uomo e di una donna innamorati prima che si decidano a confessarsi reciprocamente il proprio amore, non è uguale alla energia potenziale di una pietra in fondo ad una vallata o di un foglio fermo che poi vola via al vento.
L’equilibrio del silenzio e del sonno sognante degli esseri umani non li rende pietre e pachidermi, colibrì o dinosauri. Che prima di te fossi senza tempo vuol dire solo che vivevo, oltre al mio rapporto con la realtà del mondo, la poesia del sogno della possibilità che tu esistessi.
Il senza tempo del prima dell’idea non è, semplicemente, la realtà della materia cerebrale. Quanto c’è di umano nell’uomo, la nascita, rende diversa anche l’dea di biologia che, in noi, diventa ‘vita’ senza intervento divino come creazione.
