perché Eva
Perché Eva. Perché l’antropologia è ferma sulla collina. La donna ancora sola. Non basta la giovane renna che sale leggera se non c’è una festa di stelle.
Il cielo d’altra parte non ha a tutt’oggi costellazioni che rispecchino un qualche ordine delle funzioni del pensiero.
Il bambino nella antropologia freudiana, che è la più generalmente accettata, viene definito polimorfo perverso autoerotico e narcisista.
L’accettazione acritica della proposizione spazza sul nascere la luce in aria.
La renna potrebbe essere la allegoria di un bambino che mi è sfuggita. Non so. Attratto da una montagna di delizie al confine tra la terra e il cielo.
Un bambino nascosto dalla pelle di renna, forse: nascosto, per non essere ucciso.
Ma comunque Eva è una bugia. Ho copiato una Venere del Pleistocene.
Espressione grafica del pensiero simbolico di un’essere umano rivolto verso un essere umano.
Copiare figure così tanto alterate rispetto alla conformità dei dati visivi costringe ad azioni motorie innaturali.
Sembra che la mano si opponga alla difformità. Ma è solo un conformismo estetico che dovevo vincere.
Oggi, a due giorni di distanza, mi pare chiaro che quella sia una donna.
Che amare una donna deve essere qualcosa che ha a che fare con quegli azzardi figurativi.
Fa’ di me quello che vuoi, suggerisce il sorriso della modella involontaria.
Quello, penso, dev’essere come le donne apparivano in sogno, tanto tempo fa.