niente di nuovo
Sono nessuno! E tu?
“Sono nessuno! E tu?
Sei nessuno anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Farebbero rumore, sai!
Che noia – essere – qualcuno!
Che cosa pubblica – come una rana –
dire il proprio nome – un lungo giorno di giugno–
a una palude ammirata!”
– (emily dickinson) –
ad ogni contrarierà sarei uscito a fumare e rientrato perché così sfogavo nel vuoto la mia sgraziata impazienza che arrivava all’arroganza appena mi sentivo accantonato
poi ha smesso di ricorrere alle sigarette e il malumore dura più a lungo però riesco a non pentirmi del mio difetto per sentirne la malagrazia che non è colpa dato che non ti colpisce se vengo via
comincio così una ricerca sulla forma migliore possibile di affrontare e comprendere le metodologie cliniche necessarie a restare insieme
come un primitivo che si mette alla ricerca di una medicina per tutti comincio da un presentimento
che si può ritirarsi senza far male perché tutto sta nella natura delle parole da dire retrocedendo
che devono essere esattamente corrispondenti alla misura delle azioni che compongono il movimento della nostra sottrazione
che non paia paura o rabbia o pentimento o intenzione di ferire con il veleno della permalosità offesa
(ma l’augurio si rompe sulla scogliera delle esperienze a me note che invece succederà il peggio e dovrò compatirmi ridendo fino a quando non si può prevedere)
ma la medicina è uscire dal sistema e questo programma è la realizzazione di un umano espediente cui siamo spinti dagli umori del pensiero che vogliano distogliersi dai malumori di legame
si può ritrarsi ‘senza far male’?
e senza il proprio dolore?
forse solo a patto di non ‘contare’: *(“sono nessuno, e tu?”)
mi fermo un poco
tu eri già via
questo arresto porta subito me da una parte diversa per una diversa porta ad un qui differente e a un diverso adesso
ma siccome il pensiero di te tesseva il tempo
oltre non trovo che il soggetto della poesia in esame a capo del discorso