l’ordine dei giorni secondo Psiche
Sono notti funebri di Psiche i giorni. In successioni apparenti, diffusi e seminati per i campi delle durate, sono stelle nel cielo.
Ognuno dà adito permette e precede e segue e deriva e trae da altri. Eppure non sono una fila ordinata di cose.
Sono ciò che è contiguo e confina.
Psiche:”La contiguità è ignoranza. L’affinità deserto. La libertà aria notturna o meridiana. Il pensiero sale marino.”
Psiche è l’involontaria intelligenza. Disordina la successione. Sparpaglia le stelle. Ma a suo vantaggio semina solo ammirazione.
Ahimè in Psiche la troppa bellezza è una qualità inerte, uno scoraggiante vantaggio.
Quanto è troppo, agli occhi dei pigri, non è. Non comparabile e differente è il destino di ciò che non ha eguali.
Psiche sposerà piangendo senza stupide ribellioni il mostro di ferro e fuoco: il bello contraddittorio causato dalla sventura.
Psiche: “Il tempo è diffuso tra i mondi/ I giorni sono astri lucenti/ Nessuno ha un rilievo nel tempo/ Il pensiero è ordine ottenuto da una semina.”
Psiche umilmente disposta al vento delle rupi è intelligenza che si asciuga le lacrime con il velo di sposa funebre.
Sa che l’ignoto è costitutivo. Che il mostro di ferro e fuoco delle circostanze da non temere è l’ordine disseminato di tutte le cose.
Psiche candidamente accetta che proprio ciò che confina è sconosciuto.
È divenuta finalmente e improvvisamente disponibile a sostenersi come causa di sé.
Sulla rupe, al vento, è tenebra sciolta in lacrime. Più avanti e più in basso -subito dopo- è nuda e invisibile.
Amata e ignorante.