l’oggetto del ricatto

21 Maggio 2019 1 Commento

Non conosco le ipotesi d’amore due tre quattro fino all’infinito.

Ho poche esperienze che insieme non fanno di me un esperto.

Però ho capito che parlare a un amore è un testamento per la vita. Cioè per l’amore che resta.

Così ecco quello che ti lascio per domani e dopo come minaccia del mio non lasciarti mai.

Ti lascio i miei sorrisi migliori che sono quelli quando la nostalgia di te mi ha reso duttile e disponibile.

Ti lascio la buona impressione che talvolta hai ricavato di me come io fossi davvero così meritevole del tuo apprezzamento.

Ti lascio il giuramento che io sempre sono, sempre sono stato e sempre potrò essere così meritevole solo grazie alla tua presenza.

Ti lascio la prateria rossa del pavimento rigato di luce della stanza che contiene tutti i miei sguardi perplessi quando mi disperavo.

Se dovessi andare lontana ti regalo la distanza massima che abbiamo mai posto tra noi da quando vieni: sono trenta centimetri. Giuro. Mai di più.

Ti lascio libera per il futuro dal chiederti quanto bruciante e furente sia, sia stata e sarà, ogni volta, la voglia di non lasciarti andare via.

Ti lascio che io non ho mai voluto che tu andassi via. Io non voglio che tu vada mai più via da qui.

Ti confesso che una volta sono morto all’idea di averti perduta. Poi non sono morto ed ho sbaragliato la circospezione. 

Siccome la circospezione è paura e la paura è oggetto del ricatto io posso dire che parlare in amore è testimoniare come fossimo per morire. 

Non mi fido, per dire, di un linguaggio d’amore che non trovi toni sufficientemente drammatici.


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la fortuna e una possibile ulteriore circostanza
ipotesi d'amore numero uno

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