l’eleganza contro il tempo
Nel sogno il movimento è pensiero senza attivazione delle vie motorie. La coscienza al risveglio porta il pensiero senza movimento al movimento senza pensieri.
Fraintendimenti. Contrazioni. Desiderio. Agitazioni. Distrazioni. Rimandi. Decisioni improvvise. Voci dal sen fuggite.
Volere senza intendere e intendere senza saper volere. L’uomo attuale è una figura adagiata mollemente nelle coltri di questa confusione antropologica.
Il positivismo non fu un trionfo ma una crisi. Inconcludente. E ora viviamo un sopore conseguente a quell’epilessia. L’antropologia non chiarisce la natura dell’uomo.
I sogni, ricordati o non, continuano a darci alla testa e a ritornarci addosso. Fanno il sole e la pioggia. I nostri volti rannuvolati o schiariti.
Gli sguardi traversano le opacità: trasognati per la bellezza o oscurati dalla paura. La curva delle labbra si piega coerente con l’umore.
Viviamo di ritrovamenti continui. C’è una parete sottile di fango secco e foglie che nasconde la mummia che si conserva per il nostro arrivo da migliaia di anni.
L’antropologo evidenzia l’umanità necessaria a quella deposizione elegante. Il corpo ambrato ha le qualità della vita psichica che si è opposta al tempo dopo la morte.
Scienziato pieno di rigore si stende accanto alla bella addormentata. Gli dorme vicino un’ora di riposo per la fatica degli scavi.
“Per adesso, dice nel sogno, tutto ciò che possiamo sapere degli altri è se li amiamo o no.”