la parola ‘fine’
Nel buio della mente, ciechi, si indagano le cose passandoci sopra le dita. Si rintraccia con il tatto il disegno di ogni evento.
Le leggi dell’universo sono un manuale di istruzioni stampato in braille.
Gli attuali filosofi della natura sanno leggerlo passandoci sopra con esperimenti di pensiero.
Dovremo adeguare il linguaggio all’immagine. La grammatica corrente è adatta esclusivamente alla descrizione di figure.
Ma noi oggi decifriamo il mondo con le dita affusolate degli Acceleratori di protoni.
Poi cerchiamo formule e letterature divulgative adeguate al tumultuoso accadere degli eventi.
Le cose della vita amorosa nello stesso modo sono torrenti dentro di noi.
Nelle foto dell’universo il gel fotografico dei telescopici è inciso dagli esiti luminosi di eventi primitivi.
Parlarti presuppone il procedere del pensiero da un attimo perduto nell’incoscienza fino a te.
Di me , invisibile, resterà sulla sabbia cedevole del tuo pensier, un’orma che svanisce.
La parola ‘deserto’ è figura entro la quale avanziamo.
Si estende a perdita d’occhio. E lo sguardo muore e le palpebre si chiudono.
Il riposo dal dover guardare solleva le nostre anime dalla fatica di ulteriori disegni.
Nasce la parola ‘fine’…. come dalla sabbia il tuo nome.
Categoria: Antropologia