la morte è mancanza di immaginazione
La morte è attrito tra le scarpe e l’asfalto. La morte è nella fatica di aver cura delle persone amate. La morte è il gesto definitivo che compie un’azione che non si poteva rimandare.
Ma: ci sono giorni che si muore di più di altri. Io muoio specialmente i giorni dove c’è lei. I giorni dove c’è lei sono giorni di un bilancio esistenziale in sospiroso pareggio. Quando muoio di lei vinco tutto quello che era in gioco.
Muoio tutte le volte che il tempo conta. Muoio quando lei mi fa l‘amore e non risparmia niente per dopo. Muoio perché mentre mi fa l’amore la vita se ne va. Si muore a farci l’amore perché è subito l’ultima volta. E poi si muore.
Si muore per la natura irrimediabile dell’amore.
Io in verità non muoio quando c’è lei. È che quando c’è lei mi sento morire. Sicché devo correggermi. La morte di cui parlo è la vita quando c’è lei. Più precisamente. La morte di cui parlo è l’esperienza perturbante di una continua trasformazione.
Più precisamente ancora. La morte è quando la vita insieme a lei prende forme di una bellezza che credevo impossibili per una mancanza di immaginazione. La morte, in definitiva, è mancanza di immaginazione.
Categoria: Antropologia