impossibilità di scegliere l’assoluto
Facciamo solo ciò che siamo in grado di fare. Rimpianti e rimorsi sono infatti successivi.
Non ci sono altri noi. Né mai ce ne furono. Quelli che siamo adesso sanno di noi di allora. Per questo forse ora siamo in grado di agire meglio.
Nel sogno il ragazzo torna a prendere il figlio nato l’anno della sua partenza da casa. I genitori dichiarano di aver sottratto quel figlio per sempre poi una donna matura compare ad assicurare: lo troveremo.
Al centro di un arco di vita da un’estremo sta il figlio che nacque dal rifiuto del passato. Dall’altro estremo la donna consente di riprenderci il figlio perché essa è la forma di vita implicita nel gesto di una partenza.
Una forma di esistenza di nuovo si presenta quando si esaurisce la colpa di aver tradito il destino.
Non c’è un percorso provvidenziale da seguire e i rimpianti e i rimorsi sono genitori che ci impediscono di dare forma individuale alla nostra vita.
Noi facciamo scelte sbagliate che si rivelano adatte a comprendere la loro erroneità. Le scelte giuste sono inapparenti e trascurabili.
Ma scegliamo anche quando non ne abbiamo consapevolezza. E le decisioni giuste lo sono solo in parte e dopo non riusciamo ad evitare di prendere decisioni ‘impossibili’.
Viviamo all’ombra del’obbdienza al destino come una legge che costringe a scegliere l’assoluto.
Forse oggi possiamo decidere di rifiutarlo, l’assoluto. Riprenderci il progetto. Il figlio così com’è diventato in nostra assenza.