illuminazione pubblica

21 Luglio 2013 Lascia il tuo commento

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“Illuminazione Pubblica” ©claudiobadii per OPERAPRIMA

Nelle tasche ampie per il dimagrimento. Le mani non tremanti pesano piccoli oggetti. Estate e pretese di riposo e affetti come fiumi in piena. Affetti da soddisfare coi viaggi nelle città dell’interno. Amori tra residenti. Le mani rimuginano impastando la colla e la polvere appiccicate insieme sotto la corona di una vite. Per pensare in pace. Seguire il filo del discorso che anticipa il pensiero: perché le cose stanno così. C’è la mente operosa che stende fili come linee dell’alta tensione dei tram. E c’è il pensiero, che viene dopo. Mentre vengono deposte le linee ferree aeree incandescenti si costruisce il muso del treno. Si materializza l’idea sferragliando in mezzo alla città. Centri storici. Archi che portano in periferia. Portici. La città portuale. I quartieri dei marinai. Non sempre residenti hanno vite misteriose. Hanno pensieri diversi dai nostri. Perché per loro essere qua non è una condizione garantita e costante. Loro hanno delle fessure dell’esistenza e forse è proprio questa terraferma che non sa tenerli quieti. Camminiamo felici di questi marciapiedi. Tre paia di piedi. A mezz’aria, sotto i tigli si canticchia una canzoncina mugolando. La felicità amorfa dei lamenti d’amore. Tutti gli amori sapienza del presente attuale. Abbiamo avuto diversi attimi presenti, nessuno come questo. Qui si gioisce per una vicinanza non forzata. Non siano insieme per una fortunata coincidenza. Se si esclude la fortuna, il caso, che resta? La deposizione della linea aerea che curva a tratti. La costruzione del muso della carrozza del tram ultramoderno. Ultra veloce. La costruzione ultra veloce del muso di ferro in singoli componenti di colori luccicanti. Ha la tecnologia della pubblicità colorata. L’affidabilità di un sogno di saldatura. Non smette di costruirsi il pensiero che teso in avanti non si completa nella parte che dovrebbe dargli unità. O interezza. Poiché è così veloce può solo ricominciare avanti. Frontalmente ci accoglie l’aria degli angoli di grandi costruzioni. Non c’è niente di modesto ora. In noi un orgoglio mattutino affamato divora i dolci esposti nei caffè. Resistono i muscoli camminatori delle gambe che hanno vita propria nei centri storici. Un formicolante conflitto tra sedersi in poltrone bianche e non fermarsi più. Finché non si sarà finito di contare l’ultimo accessorio nelle vetrine. Fermarsi sembra di buttare via. Nei viaggi non si riesce a pensare che sia possa buttar via qualcosa. Il viaggio è buono, necessario. Un alimento essenziale. I nomi pronunciati la mattina appena svegli sono già strade e luce fuori. La pioggia resuscita la plastica di vecchi impermeabili tascabili. Il pensiero si rigenera continuamente. Rivela la propria anatomia. O ha la ripetizione ed è sciancato. O è inarrestabile e trascura le proprie estremità originarie. È solo formarsi alla tensione. Non si conclude la generazione di flusso. L’amore raramente ne raffigura il disegno. I passi esprimono funzioni mentali. Ma bisogna avere un fronte di avanzamento. La ripetizione è un segno del difetto aereo. Un malfunzionamento nella stesura delle linee di tensione. Le carrozze del treno girano su se stesse. Anello. Circolarità ossessiva. Rassicurante infelicità di guardare ad occhi spalancati la propria origine. Se in avanti però i nuovi pezzi colorati non si compongono ulteriormente non ci saranno i bei sorrisi.

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