il ‘resto’ non si sa che sia
Sesso consapevole e ridente piacere di peccatori volenterosi sempre a sperare che la riproposizione alchemica li attragga li assorba li denàturi li snatùri fino a generare agglomerando sublimando mischiando svaporando distillati di nuove arie di frivole umidità in frasi e sciroppi di argenti vivi e tutte le misture inevitabili i precipitati vorticosi i gesti di notazione le iscrizioni di formule ben note che lungo gli assalti estenuanti della scalata libera dei preliminari t’amo e t’amerò sempre e tu non sai e non sai cosa sei per me e altre caramelle che poi però devono rovinare nel burrone della voglia di cadere giù e virare ad altri fortunali gonfiarsi in onde offese in schiaffi di schiume di decisi tirami da te e portami nella pentola di rame velenoso per cui si andrà oltre l’intenzione fino ai portami con la forza muscolare che mi assolva dalla colpa di volerlo da me e si stringono i nodi dell’inghippo di parole in gola che intendono dire tutto e poi finiscono per dire ‘troppo’ cioè che si è rinvenuta la pietra filosofale e per questo ritrovamento una marea d’oro e latte zampilla in frange d’onda anomala sommergendo inconsistenti testimonianze di verità obiettive e allaga.
Siamo gli scassinatori di chiavistelli che serravano quanto premeva di qua da un argine di incredulità.
Ora gli incauti curiosi patiscono per primi il dilagante grido di indifferenza di questi due che hanno scelto di salvarsi con i mezzi del loro reciproco individuale coraggio.
Iniziato con la volenterosa applicazione e con l’adolescente impazienza di voler vivere insieme esperienze di stambecchi celesti il pensiero è cresciuto in gesti di gioia di un’umanità sessuata che sfarina il nulla nel fuoco ristabilito delle braccia amate.
Alcuni intendono per strada, quotidianamente sonanti esclamativi di conclusioni agognate.
Si vedono croci blasfeme sulla collina dei terremoti che le passioni di prossimità elevano sulla terra come luci di riferimento per chi ha rinunciato alla consolazione del consenso per la predilezione verso le cose d’amore e ora esclude dai propri pensieri il resto qualunque cosa sia questo ‘resto’ e poi dalle persiane socchiuse lascia suonare l’intraducibile degli accordi immortali e immorali di un reciproco atto di liberazione.
“…si!”
“…si!”