il perché degli ultimi due disegni

21 Ottobre 2018 Lascia il tuo commento

L’amore conformista si attribuisce valore. Ahimè. Questo valore è un lievito abusato. Un prezzemolo, per dire. 

L’amore conformista si compiace d’essersi avvalorato. 

Gli amanti ne spiano l’arrogante sbadataggine tra fronde di timore vergogna e venerazione. 

Il bosco di fronde vegeta sul torace di poeti rètori affannati e tisici.

L’amore conformista muore coi propri esegeti. 

Non ne resta mai niente. Non ci sono làsciti ai successori. Che egoismo. 

Nel pineto dannunziano il piacere si copre di buio. Intorno la nebbia dell’idolatrìa.

Grida verticali di perdita mancanza e cupa rassegnazione si alzano e ricadono tra i rami.

Cerco il corpo del reato. La nostalgia della generazione della parola. Nel bosco gli abitanti il villaggio all’unisono: “Amooreeee!”

Il ragazzino si è perduto.

Frammenti della parola sono nei soffi di tramontana e nel crepitìo dei calzari che pestano il muschio ghiacciato della tundra. 

Ieri disegnavo svogliato linee di vento addosso ad una principessa siberiana. 

Ieri (l’altro) un fondo di panorama che lega, visibile e invisibile, foglie leggere e molecole d’aria accorrenti al richiamo di ogni più piccola variazione di temperatura.


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