Il pensiero raccontanto – Gargani

2 Ottobre 2010

https://claudiobadii.altervista.org/wp-content/uploads/2010/10/gargani-bachman-300x170.jpg

(pagina 37): “Un fatto non è mai una denotazione univoca, ma è il punto di incontro di opposizioni, il luogo del conflitto tra possibile e impossibile. (….) questo conflitto di prospettiva trova un riflesso nelle tipiche alternative che caratterizzano la cadenza stilistica di Bernhard che (…) coincide con l’esperienza del linguaggio portato sino al limite estremo delle sue possibilità.”

(pagina 75): “La dismisura della quale andiamo alla ricerca anche nella lettura e nell’interpretazione degli autori del passato, dei pensatori morti, scaturisce, – in contrapposizione alla ‘lingua cattiva’ e al ‘linguaggio della canaglia’ – da una ‘utopia linguistica’ cioè (…) da un ‘sogno linguistico’

ma……..

(pagina 77): “in Malina scrive la Bachmann che l’io in un momento decisivo della sua esistenza non sa cosa farsene di tutti i libri che ha letto (…)

perchè c’è come una

(pagina 77): “impossibilità di vivere in questa civiltà brutale e violenta, che nemmeno i pensatori più illuminati del passato hanno saputo immaginare o presagire”

Dunque…..

(pagina 77 e seguenti) : “La letteratura è un affronto compiuto nei confronti di una lingua brutta e nei confronti di una vita che ha soltanto una lingua brutta, scrive la Bachmann (….) Anche Bernhard ravvisa nell’arte e nella letteratura il tentativo di sopravvivere a quell’insulto e a quel dolore monumentale che è la vita stessa.

(….)

la Bachmann e Bernhard delineano attraverso sogni utopie e deliri una doppia esistenza che sotto tutti i riguardi e in tutte le situazioni diviene, attraverso il filtro del linguaggio, la doppia storia o la seconda storia. Questa storia è destinato a scrivere colui il quale, entrando in conflitto con il mondo, la società e il linguaggio ufficiale che lo circonda, vive sospeso nella tensione fra ciò che è reale, violento, brutale, che è anche una lingua cattiva, e il sogno di una nuova lingua che è il mondo che deve essere, che da sempre avrebbe dovuto essere. Ecco la ‘dismisura’ di cui scrive la Bachmann, e che costituisce in ogni caso, a fronte del mondo ostile, quella scrittura che è la condizione della salvezza umana e quell’atto poetico che è anche la ripetizione sostitutiva della creazione del mondo. Valga per tutto la parola indimenticabile, struggente di nostalgia per questo mito, che la Bachmann ha scritto in Malina: Io mi riproduco nelle parole e riproduco anche / Ivan, creo una nuova stirpe, dall’unione mia e di / Ivan viene al mondo ciò che la creazione ha voluto: / Uccelli di fuoco / Azzurrite / Tuffo di fiamme / Gocce di giada.”


Categoria: Senza categoria

il libro di blanche e marie
aglio e pietre rotolanti

Non è più possibile commentare.