il cielo in una stanza
https://youtu.be/842GNaPfjk4 (video Gino Paoli)
Playlist del sabato per restare risolutamente in disaccordo fuori dalla eventuale simpatia. Il cielo in una stanza: chissà quanti sanno che la canzone parla della stanza di un bordello dove si può assolutamente essere felici a veder svanire il soffitto di quel viola ruffiano cha tanto non si guarda, in genere. “Suonai l’armonica” racconta Paoli “al matrimonio di mio nonno che aveva vissuto nel peccato con la nonna per quaranta anni e poi per colpa di mia madre e mia zia bigotte si lasciò persuadere, lui che era un anarchico socialista, a sposarsi in chiesa…. all’ultimo, per lasciar morire la nonna in grazia di dio.”
Così nella canzone ha poi messo la colonna sonora di quel matrimonio sghimbescio: la colonna sonora di un evento sghembo regalata e risorta in quella sua passione benedetta dal riflesso viola che piove dall’alto di un paradiso squillante di immoralità troppo colorate e di oscenità che gridano nell’aria che cristallina di piacere si fa sottile fino alla trasparenza. E noi cantiamo con l’anima che è un organo sognante accordi armonici che sono a loro volta l’avvenire nella nostra vita.
Gridiamo in silenzio aspiranti gelosi a stanze che esplodono e a pareti che svanendo denuncino finalmente la rassegnazione alla resa degli occhi al cielo nella perdita di controllo nella crisi delle attività delle ossessioni della coscienza. Accadrà mai? Ma cantiamo e forse nel raspare in gola dell’aria sospettiamo, per il gusto della bellezza vibrante degli organi nell’orchestrazione musicale e nel fruscio del vento fuori verso il bar, forse ‘sappiamo’ di coniugare alcuni dei maestosi orgasmi da casino con una delle infinite liturgie della compassione che si ottiene come perdono mediante tardivi accordi con la crudeltà della carità cattolica.
Non sappiamo. Solo sappiamo che ci commuove quella impressionante spirale di parole ascendenti al cielo che sfondano il kitsch delle tinte del proibito da parastato, da concessione per la vendita di generi coloniali. La ricerca senza fine che costringe a sapere di più, qui sul promontorio delle sirene, scopre davvero emozionanti notizie: la vita della gente che si svolge accanto nella più assoluta noncuranza. Saranno talvolta le canzoni. Saranno state, voglio sperare, almeno anche certe canzoni a costruire il pensiero di base e quel pavimento di cose intime restate sempre mie che poi danno la forza dei gesti forti di ridere in faccia all’odio e ridere versando tutto l’amore invece sui vestiti leggeri di lei per toglierci e toglierle l’imbarazzo, ché non c’era più la rabbia e la vita era differente. Voglio sperare che anche i suoni e le parole delle ore passate e degli attimi di tutta la vita fino a poco fa abbiano costituito quel pensare senza figure, quel modo di sentirsi al mondo che è fondamento della coscienza ma non è, di per sé, coscienza, è invece un primordiale calore di pietra che scalda le mani.
Oggi è confondersi i pensieri da subito al risveglio con la musica e i canti. Legarsi a ricordi di immagini non coscienti: l’identità un fascio di rose tra le braccia. La mattina da regalare. Un’ora di lavoro gratuito. Per agire contro l’avidità. Vedere se ne sono ancora capace. Cantare andando a regalare la passione del rapporto che fa la possibilità di una cura. Perché se riesco a essere migliore divento incapace di ledere la realtà umana altrui. Magari poi mi capita di restare sempre più appartato e intrattabile. Non importa, saranno solo gli amori veri a restare. A guarire.
Questa stanza non ha più pareti. Saltano i muri, restano solo i fragili riquadri delle librerie. Restano le ali: una donna e una vela. È mattina. È un giorno cominciato con una delle canzoni più belle di sempre. Vale la pena riproporre l’antipatia contro l’invidia e il pianto è il muro solido: la pretesa di essere amati. Anche in stanze che per qualcuno sarebbero insopportabili a causa, direbbero, della loro inverniciature davvero eccessiva. Si era inverniciato, in verità, per svelare l’odio invisibile.
Ma so già che anche oggi allo scoccare della prima parola la stanza sarà il mondo intero per un’ora. .
“Il cielo in una stanza” è una canzone bellissima che non costa niente. Per oggi basterà. Da mattina a sera. L’odio? Forse perché qualcuno riesce a togliersi la ‘normale’ paura del rapporto con l’altro. Senza chiedere niente prima a garanzia.