e non si arrestano mai

6 Gennaio 2024 Lascia il tuo commento

volevo sempre scrivere per te le cose più belle volevo scrivere cose definitive ho sempre tentato il massimo che potevo per dirti quello che sei sempre stata

 

l’intensità gli eccessi ingiustificati le evidenti imperfezioni furono causate da sforzi destinati al fallimento nel tentativo di raggiungere una perfezione di cui non sono capace

 

ma non ho mai potuto smettere e dopo un poco di tempo torno di nuovo sotto la tua finestra sul marciapiede al tavolo dei bar dove siamo stati e sai ho aspettato senza volerlo e mi disperavo perché non sapevo se le parole sarebbero tornate

 

finché poco tempo fa protestando ho detto a una ragazza molto amata tu non sei più la stessa e quando succede così o si profila un amore più grande o non c’è più nessun amore e giuro ho visto lei che piangeva e chissà se lei si è consolata per essere riuscita ad amarmi di nuovo vedendomi terrorizzato

 

mi succede ogni volta che le parole precedono i pensieri e dicono cose che sono pericolose per l’identità razionale di chi pretende di gestire gli affetti e comandare non si sa a che popolazione addomesticata di parole

 

ora posso dirti che ho avuto paura di fallire ho avuto il sospetto che il silenzio fosse una inconscia obbedienza a quelli che aspettano da sempre la mia rinuncia che bramano il mio ‘riposo’

 

ci sono certi che spiano dentro me per cogliere un gesto di fastidio nei tuoi confronti che non viene mai

 

questa mia testarda fedeltà deve aver fatto sì che a sollevarmi sia venuta in mente tu cosicché io potessi riprendere da là da quando ti vidi con il vestito di filo spinato e le scarpette da ballo sulla porta dell’inferno e mi dicesti ti accompagno e dissi no vado da solo

 

quello che già eri causò l’estinzione dei dinosauri: i troppi discorsi sugli amori sui desideri sulle intese sulla dipendenza e sulla libertà

 

coerentemente ebbi chiaro che in quel modo qualcosa finiva tanto che (si devono dire esattamente le cose come stanno) io da allora scrivo per esprimere conclusioni riguardo alle relazioni d’amore apprese allora di fronte a te 

 

sono pretenziose conclusioni e so di offendere la morale della dialettica dimostrativa che impone al discorso di continuare ‘oltre’ il ‘dato’

 

è che il ‘dato’ fosti tu

 

eri sbucata davanti a me dopo aver strappato il velo che separa oggi da domani e portavi il futuro nelle mani e il futuro che portavi in regalo era la forma che avrebbe assunto la mia vita alla sua fine

 

pensai che la persona amata ci regala la sostenibilità della nostra prematura morte che non è che una visione dell’entità del pensiero che resta legato a certe parole

 

sbucasti da un oltre e fosti immediatamente al di qua di ogni allusione e di ogni  approssimazione che sempre prima di te mi ero concesso scadendo in un linguaggio che obbediva al mio bisogno della seduzione necessaria per acquisirmi l’oggetto d’amore

 

prima di te – con le altre – la parola amore mi aveva sempre alterato i tratti della persona e la speranza era disperazione di fronte all’inafferrabile 

 

dopo di te mi sono riappacificato con la vicenda libidica (intendo con libido l’amore vedente) e da allora scrivo solo per riferire come – accertata dell’amore l’innegabile esistenza – si dovrebbe, di conseguenza all’accertamento, poter finalmente d’amore morire

 

per me dico che avrebbe potuto essere il momento appropriato a finire la vita uno qualsiasi degli istanti in cui (da allora) ho sentito crescere in me la pienezza che l’idea di te mi conferiva

 

alla fine (intendo per fine questa temporanea conclusione) tu sei stata esattamente la gioia di un conferimento

 

in altri termini: venire in rapporto ogni volta con  la tua ben fatta natura mi ha fornito tutto quello che è stato necessario per andare avanti e quando capita questo si riesce a scrivere che un amore comporta il conferimento di un’onorificenza

 

così se adesso io ti penso il volo di uno stormo di uccelli magici dotati di potenti ali e di una perfetta tecnologia aerodinamica infuria attorno a me e so che quelle creature di carbonio – parto della mia fantasia – sono realizzazioni dell’io che finalmente sa farsi soggetto responsabile di tutte le cose che ti ho scritto

 

davanti agli occhi imperversa lo stormo di tutte le forme che il pensiero invisibile ha assunto negli ultimi anni per restarti fedele e ciascuna forma nel volo realizza l’espressione episodica di me che posso continuare a rivolgermi a te perché ogni volta avevo saputo dimenticare quanto avevo appena dettato

 

attraverso i vetri della stanza nuova in questa ritrovata salutifera solitudine li vedo bene quegli sfreccianti apparati robotici trasformare un movimento caotico in figure bellissime che non si fermano CHE CAMBIANO OGNI MOMENTO rincorrendosi in aria senza volontà cosciente

 

(non era stata la fine di niente solo l’avvenire di una cosa più grande)


per alcuni il ricordo del sogno è peccato
eliche per sostenersi in vita

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