dormire sul fondo marino
Mi chiedono di te. E tu sei la mia precocità. Intelletto d’amore d’essere stato ragazzino ed averti immediatamente avuta.
Si crede che nostalgico ti invochi invece ti lascio parlare di me com’ero già.
Sei stata incidente: letteralmente luce sugli occhi che si chiusero abbagliati realizzando pudore e consenso.
Ebbi in sorte quella beffarda nostalgia di comprendere prima del tempo. Potei dunque fare per sempre a meno di te.
Peraltro la percezione sensoriale del tuo viso adolescente era tanto rapidamente mutevole da impedire l’idolatria.
L’affresco si asciugò presto alla parete della volta cranica e il pensiero corre da allora nella grotta delle muse. Classicità vivente nelle nostre mani prese.
Fin qua non arriva che un barlume di quella luce. E la quasi immobilità di questo fondo oceanico calma l’ansia di sapere che l’immagine non potrà, quaggiù, diventare mai più figura.