dialoghi

11 Marzo 2014 Lascia il tuo commento

 

 

Alessia ha scritto questo commento all’ultimo articolo

“Gioco con il mio avatar ..lei ha coniato un nuovo vocabolo: “Ho pianto un matasso.“ dice. Perché la matassa di lana è abbondante, ma il pianto è maschile. Qualcuno capirà …. Giocare mi stanca quasi quanto studiare e allo stesso modo mi libera. Il vecchio dalla lunga barba, con il suo elastico, ci faceva frizzare i polpacci. Tu hai inventato un nuovo modo di parlare al vecchio e lui ha liberato l’oriente, la tua origine. Sei un bambino d’oro. Adesso svegliati e parlami un pó.”

Rispondo.

“Nel deserto o nella tundra devi avere un punto di riferimento. Ma sono quasi tutti punti immaginari. È quello che sembra di vedere, e devi avvicinarti, per essere certo che era qualcosa di reale che avevi percepito. Il fascio dei fotoni, in viaggio da quell’area minima di orizzonte, collassa parzialmente sulla superficie irregolare della seta di sabbia portando con sé la polvere d’oro che la sabbia diventa sulla poetica degli strati di cellule retiniche. Per quei riflessi, forse miraggi, qualcuno decide di risalire fin là. Ora si sa. C’era la bellezza, che si può misurare. Ci sono voluti decenni e non ne so molto più che all’inizio. Si trattava di insistere. Il linguaggio cambia l’anatomia sottile dell’universo encefalico. Si scrive come scrivi tu. Io capisco quello che dici: che si può non essere più soli un momento prima che sia ‘troppo tardi’. Poi allora, forse, la stanchezza diventa una traccia di sessualità. Quanto resta ancora possibile, per cui vale la pena. Qualcuno capirà….


first kiss
lucertole, fichi, api e gli scogli in agosto

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