di fronte al buio
di fronte al buio
Di fronte al buio si forma la compunzione di una postura esatta, una figura in preda alla gioia del proprio accudimento, una pigra disposizione infantile degli arti pieni di riguardi gli uni con gli altri raccolti in un disegno sinuoso, l’affacciarsi fugace e furioso di uno splendore. E’ l’ombra in rilievo del ricordo del sogno. Il sale dei granelli di luce di stamani è natura di un tessuto di sfondo che tiene insieme il sogno con la coscienza, e fa il legame forte tra stati differenti d’essere. Ieri notte, la realtà del muro alto di buio aveva, come sempre, determinata intera la quiete umana del sonno, e come sempre, dormendo, devo aver riformulato il protocollo di denominazione di origine degli inchiostri di china, con i quali anche stamani stendo la cronaca dei racconti del ‘dopo’. Un’ombra dormiente. Una nuova misteriosa creazione di figura, tenuta ancora segreta sotto coperte leggere. La libertà di denominazione: di tutto, della ricerca di ulteriori parole, della costrizione all’amicizia, dei rapporti più intimi, del calore condiviso, dell’emozione, della decisione collettiva, del rischio, della politica, del cinema, delle sigarette sui marciapiedi, dell’Aria delle Variazioni Goldberg, dei Notturni di Chopin, del modo di sedere al piano di Glenn Gould, del jazz da riuscire ad amare, di quando poi scopri che ti regala la felicità, perché l’intelligenza necessaria allo sforzo è portatrice di felici ripetuti momenti di strepitosa marginalità. Quell’ombra quieta è la forma fisica della vitalità, perchè l’angoscia non torna e invece, forse, chissà, torna l’amicizia o addirittura l’amore, di certo torna la ribellione e la dignità, e la conclusione di questi orribili mille anni non ancora del tutto passati. Ho sognato la vita che dormiva. La mia vita che mi lascia vivere, che non si cura delle cose che non capirò mai. Svegliandomi, nel tornare alla coscienza, il sentimento della notte ha disegnato un’ombra, un bassorilievo, l’evidenza che nella notte e nel sonno non c’è il nulla. Ciò che chiamiamo ricordo delle figure del sogno, forse, è quando la fisica della materia del corpo che dorme viene stimolata, dalla luce, a fondersi con la coscienza che, altrimenti, resterebbe senza profondità.
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