convivio di mezzogiorno
Navi dal mare al cielo che è navigare, si sa, sognare, e il mare oggi non è niente male, oggi che è onde che sono canto che è suono verso l’azzurro, che a sua volta è il colore delle allusioni universali, sia allusioni a stuoli di dei, sia allusioni d’amori torridi perché l’azzurro sa essere fondo termico, fondente cioccolato filosofico, pasticceria platonica, liquori di zibibbo. Specialmente in questa epoca nella quale sappiamo che non concluderemo niente, amore mio, oggi che sappiamo solo di non aver più paura del nulla perché soltanto col gesto del braccio teso pulimmo la tavola sulla quale stendemmo questo mare di tovaglia e poi i gabbiani dei tovaglioli di lino e tutta la batteria orchestrale per le sinfonie di un pranzo regale e i nostri capelli infine scattarono al soffitto di reti da pesca che era evidentemente un cielo elettrico traversate da una corrente di risate inattese.
Sembra una giostra di Luna Park.
È invece convivio.
È, precisamente, il nostro abituale invidiato mezzogiorno mediterraneo.