cimiteri caraibici
Bob Marley "Redemption Song"
(forse è una leggenda…: Bob Mrley aveva creduto di aver finalmente finito di scrivere le canzoni per il suo ultimo album. Il produttore, alla consegna del materiale, gli disse “Puoi fare di meglio” Marley tornò a casa. Il giorno dopo portò questa canzone. Il giorno dopo ancora morì.)
Vecchi pirati, si, hanno derubato me
Mi hanno venduto alle navi di mercanti Qualche minuto dopo avermi tolto Dall'inferno senza fondo Ma la mia mano venne fortificata Dalla mano dell'onnipotente Progrediamo in questa generazione In modo trionfante Mi aiuterai a cantare Questi canti di libertà? Perchè tutto quel che ho sempre avuto Sono i canti di redenzione, canti di redenzione Emancipatevi dalla schiavitù mentale Solo noi stessi possiamo Liberare la nostra mente Non aver paura dell'energia atomica Perchè nessuno di loro può fermare il tempo Per quanto ancora dovranno Uccidere i nostri profeti? Mentre stiamo da parte e guardiamo Un giorno saremo parte di questo: Dobbiamo adempiere il libro Mi aiuterai a cantare Questi canti di libertà? Perchè tutto quel che ho sempre avuto Sono i canti di redenzione, canti di redenzione canti di redenzione Emancipatevi dalla schiavitù mentale Solo noi stessi possiamo Liberare la nostra mente Non aver paura dell'energia atomica Perchè nessuno di loro può fermare il tempo Per quanto ancora dovranno Uccidere i nostri profeti? Mentre stiamo da parte e guardiamo Si, un giorno saremo parte di questo: Dobbiamo adempiere il libro Mi aiuterai a cantare Questi canti di libertà? Perchè tutto quel che ho sempre avuto Sono i canti di redenzione, Tutto quel che ho sempre avuto Sono i canti di redenzione Questi canti di libertà, Canti di libertà
Le navi di legno sono terrazze, sulla spiaggia, curvate: esse hanno la convessità verso il fuori. Le circonferenze concentriche si espandono attorno agli alberi maestri. Dove ogni albero perfora il ponte per fissarsi alla struttura profonda delle macchine galleggianti è il centro del mondo, e dunque ci sono tanti mondi coesistenti sul mare. Questo vuol dire avere la capacità di immaginare.
Immaginare precisamente la coesistenza a partire dalla nebbia della eccessiva umidità sopra un cimitero caraibico. Da grande farò il DJ giamaicano e con il mio Sound System sul triciclo sfiderò il sistema di pirateria di terra, che vorrebbe svaligiare la stiva musicale della mia anima e seccare la paziente fontana.
A chi ha perduto un grande amore auguro un amore differente. Dopo ogni ‘ultima’ perdita si diventa per diversi giorni piccole fiammiferaie: metafora vivente di un rassegnato scorrere. Una favola senza consolazione dove si muore in uno sperpero di scintille. Lo scialo del dolore nella sua massima evocazione. La vita esule di continuare ad andare avanti senza te.
Ma torno adesso al mio provocante cimitero tropicale, all’idea dello scandalo di fare pensieri tra le tombe: qua la morte non pesa, non ha una metafisica. Noi qua balliamo. I balconi curvi addossati all’orizzonte. Le percentuali equatoriali di umidità dell’aria sopra il cocuzzolo del Cimitero del Marinaio. La coesistenza dell’etica oceanica -che regola rigidamente le precedenze di accesso ai porti- con le soluzioni dei conflitti di desiderio attraverso i duelli di sciabola. Ahhh mio tesoro, capisci adesso il fascino dell’acciaio.
Percorro le rotte temporali sulla carta geografica degli atlanti storici. Le taverne e il vino cambiano posto e sapore prima che architettura. In ognuna una donna partorisce in mezzo ai canti dei viandanti. Ma partorisce in epoche differenti. E però partorisce sempre lo stesso giorno del calendario. Ci sono state epoche (che si desumono dall’abitudine) quando si immergevano le mani, ben lavate, nella pentola di cottura di carne riso e verdure. Dico che lo si faceva, l’immersione delle mani lavate, durante il parto della signora, di là, e durante il contemporaneo cantare degli avventori.
Ci furono altre abitudini, di tempi ancora diversi, di stufati e di salse indiane allo yogurt. Le armi al muro e i sapori di panna acida sulle labbra. Acciaio e carne salata. Guerre e grasso di maiale. Atlanti per la sopravvivenza del pensiero: i nomi delle città mediorientali per continuare a sperare e scrivere lettere che potessero sia mettere in marcia i messaggeri che segnare gli avanzamenti sulla topografia continentale coi grani di pepe.
Molto di quanto stabilisce accordi duraturi é esclusivamente ‘psichico’. Molto di quello che conserva la fedeltà non è che ‘pensieri’. E poi c’è l’astrazione della carta geografica che non è distante da quella della pagina scritta. La pagine, le pagine successive del libro di viaggi che consente la verifica di ogni avvenimento sul terreno bruno o verde del proprio luogo specifico. Sfogliando l’album storico dei terreni su cui le battaglie e i confini si sono combattute e spostati ci si accorge proprio fisicamente che siamo tempo affogati nel tempo e dunque non possiamo essere liberi gli uni dagli altri.
Conviene dunque trovare vie di legame profonde: più inquietanti e profonde di quanto già non siano quelle delle risonanze fluttuanti della natura fisica del mondo cui apparteniamo. Fatti di tempo siamo oscillanti, come stelle sul balcone dei fenomeni universali di espansione, le condizioni variabili di prospettiva sono stati mentali intermittenti. Solo l’intermittenza tua differente mi rimanda un dato obiettivo esterno e mi toglie lo splendore di una mortale solitudine.
Ci saranno dunque nuove abitudini, tempi diversi, non più stufati e salse allo yogurt. Le armi al muro saranno assai più letali e i sapori sulle labbra saranno di panna sintetica per lo sterminio delle nostre antiche mandrie di bisonti. Plastiche e carne insipida. Resteranno di certo le consolanti guerre e, nei festini dei re e dei generali, il peccato del grasso di maiale. Ahhh mio tesoro, avrai capito adesso il fascino del fuoco che contiene, successivamente, tutte le innumerevoli specifiche temperature di fusione !!!
Categoria: Gioia