anita

8 Ottobre 2010 Lascia il tuo commento

ogni giorno che dio mette in terra

preferendo il lato sinistro dunque per una ragione del tutto inconsistente mi ero voltato dandoti le spalle prima di addormentarmi

nel sogno il valore si confuse

la sfrontatezza invertì la direzione

il pensiero fu un capriccio un battere di ciglia e il precipitoso agitarsi in aria delle ali del colibrì

la sensazione di me fu come la ricomparsa dellʼaraba fenice la guarigione dʼuna ferita e la provvidenziale comparsa delle mestruazioni con quel sangue atteso che racconta un certo modo di stare al mondo in accordo alla solitudine senza follia

la sensazione di me fu come un raggio di luce una velocità impensabile e il sottrarsi alla pressione dello sguardo

io la certezza della permanenza della vita mentale avendo eluso la dittatura della coscienza

…così, come ogni giorno che dio mette in terra, mi svegliai e fui anche quello svegliarmi rotolando sul palmo della mano del mattino da questo lato della realtà impigliato ai raggi del sole

e che dire di ʻ…ogni giorno che dio mette in terra…ʼ?

una formula – forse – un tratto scuro di penna un profilo di figura in contrasto col bianco

un pezzo di storia della formazione della lingua senza perché

più probabilmente un bastardo che trascorre tutto il tempo della propria vita restando dalla parte dei suoi fratelli

ʻ…ogni giorno che dio mette in terra…ʼ era la continuità riaffermata al mattino e la certezza che non sono gli occhi a tenere la contabilità degli attimi

come un bastardo che non ha rinunciato ad una scelta di parte e  si schiera dalla parte dei suoi fratelli io restavo da questo lato della realtà che era stato mio da subito che era stato – voglio dire – mio da subito sempre ogni mattino della mia vita

ʻ…ogni giorno che dio mise in terra…ʼ e quello che accade al risveglio non è altro che il mistero che si ripete ogni volta del ripristino della continuità e soggettività del pensiero e lʼaltro mistero della fisiologia della vita mentale che ritrova – ogni notte nel sogno – la capacità di sopravvivere ancora una volta alle ore di coscienza e di veglia

allora mi sono voltato e ti ho vista qui accanto: eri bella da quella parte del mondo che è questa parte del mondo in cui sono tornato dopo stanotte ma stanotte da cui – come ogni notte ancora – io e il mio amore per te dipendiamo, anche stanotte  – voglio dire –  non sarebbe potuta trascorrere se per un capriccio del tutto inconsistente non mi fossi voltato dandoti le spalle per dormire dalla mia parte del mondo

Adesso per definire questa parte della realtà del mondo bisogna parlare di te, tornare a te con il pensiero. Cioè si deve prendere un poco di tempo per chiarire che tornare a te con il pensiero non è andare indietro nel tempo come pronunciare con abilità le parole al contrario secondo un trucco da avanspettacolo, dire – al contrario –  che tornare a te con il pensiero è ascoltare il suono incomprensibile e bellissimo di un nastro dove è inciso il tuo nome riavvolto mentre il tempo procede avanti incurante della mia ignoranza

Tornare a te con il pensiero non è tornare indietro ma scegliere di stare da una parte della realtà come un bastardo che ha deciso che resterà a fianco dei fratelli per sempre ʻ…ogni giorno che dio metterà sulla terra…ʼ


Letteratura come utopia, Ingeborg Bachmann (*)
Miseria e splendore della Traduzione

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