amore-‘infinito’
Davvero è abbastanza? Davvero è sufficiente? Le domande di sempre. Senza alcuna garanzia si va.
La scienza non esulta al margine tra te e me e si tinge di pallore e incertezza e poesia e esitazioni e approssimazioni.
La scienza è come uno che non vuol saperne di concludere il ciclo di misurazioni. E le ripete per perfezionarne l’accuratezza.
Ma l’esattezza non si esaurisce in un numero finito di prove. Il pensiero può solo illudersi esatto.
Non riuscendo a stabilire lo spessore del confine ne coglie l’infinità.
Spossatezza d’amore necessario: se per contemplare serve un orizzonte che sia la tua carne una siepe.
L’amante dunque si renda calorosamente inconcludente e viva di rimandi. Comprenda che l’incompletezza è principio per le relazioni.
Ceda all’evidenza che la moralità per amori eterni è irragionevole e l’esistenza di certe cose vere non è dimostrabile.
Sia dunque modestissimo. Dato, peraltro, che la passione non è un incendio ma esperienza del fuoco.
Il pensiero, il massimo che può, è ‘fingersi’ concluso. Che sa tenere insieme la fine e l’infinito.
All’orizzonte, non oltre, il miraggio tremulo di segni vaporosi fornisce un pretesto alle canzoni.