Almost blue

2 Luglio 2012 Lascia il tuo commento

Sta miseramente fallendo la strategia psico-farmacologica.

Vista dall’interno della relazione tra committenti della terapia ed esecutori di essa, in varie forme si evidenzia un assoluta mancanza di qualsiasi previdenza nella scelta, operata decenni fa, a favore di una soluzione sbrigativa del problema del rapporto al centro della cura (della società, della vita, dell’idea di vita, dell’idea di società e dell’idea di intervento terapeutico).

Che si trattasse di una strategia è evidente. Nessuno guariva mai. Ci ricascavano sempre tutti. Più o meno. Il miglioramento escludeva la comprensione.

Il proseguire a tirare avanti escludeva l’idea di un essere diversi. Intervento, condizione di esistenza.

Un volto a legarsi al suono da dimenticare e distruggere. Contare qualcosa per qualcuno o qualcuna che si lasciasse disprezzare e aggredire: non sapevamo forse che l’affetto si misura anche in termini di sottrazione e esclusione?

Un’educazione differente, – Le dico – mi ascolti. Non una generica forma di dolore. Non una forma generica. Non una pazzia diagnostica.

Differenti e speciali pensieri, – Le dico – pensieri quotidiani, pensieri addirittura momentanei. Ascolti, lasciamo perdere i grandi sfondi. La singola parola conta, mi ascolti, mi creda. Mi verrebbe da dire che le sillabe contano, anche se non so dirle come sia che pronunciate da persone differenti ma anche dalla stessa persona in differenti momenti le stesse sillabe contano diversamente!

Ma per adesso basta che ci accordiamo che intanto anche la collana di sillabe di una singola parola, cioè anche un esiguo agglomerato di sostanza psichica umana è ogni volta definitivo. Ma non gli sfondi sa, non si parli di sfondi e di generi, allora, però. Si cambi idea sulle strategie. Si affermi che, seppure non sappiamo dire perché, comunque è appurato che non possono esserci strategie nella relazione tra gli uomini.

Confessiamo che di certo rileviamo tutti che apparentemente ce ne siano, ma che tutti abbiamo concluso che sappiamo che strategie non possano essercene, che l’esistenza di queste cosiddette strategie è una messa in scena. Per giustificare l’invenzione della storia.

Sappiamo che la conclusione tumultuosa dell’amore tra le braccia della ragazza fu una sciagura e una fortuna. Certo, però, quelle compresse non potevano volgere il destino. Non potevano volgere la materia a sorridere e me a voltare il capo dall’altra parte di lei, i farmaci.

Potevano agire sulla contrazione del sorriso, sulla motricità. Ma qui siamo in presenza di pulviscoli atmosferici, di soffi di sabbia secca e impalpabile. Di vento tra i denti. Non ci lasci a questo buio delle inferriate ritorte al cancello automatico. Se Lei, come credo, ha un suo mondo, un universo con le gerarchie scalari e intersecantesi come spire di draghi, capisca anche me.

Non chiedo altro che il pulviscolo, la polvere di stelle, come si sarebbe dovuto dire da subito.

Invece, con gli occhi al cielo, vedemmo il dottor Stranamore sedere sulla capsula del farmaco ipnotico, neurolettico, sedativo, euforizzante. Una capsula piena di molecole morte. Un alveare vuoto, pieno di vespe effimere, pieno di attimi privi di tempo.

Ascolti, Lei sa, sapeva, a noi servivano miliardesimi di secondo di una singola oscillazione. Il pensiero varia secondo un campo elettromagnetico. Il pensiero cambia secondo i campi elettromagnetici. I pensieri cambiano ogni secondo, si accavallano e si incrociano.

Bisogna dire che inestricabilmente da questo noi non possiamo esimerci e, dunque, inestricabilmente, insieme a tutto questo, questo infine siamo.

Il nostro amore, –  le dissi (quello che appena rotto io non ero più), – va descritto vivente tra luci senza massa e pianeti neri. Fossili volanti che non irradiavano da tempo. Irrealtà che figura soltanto alla lontana il riferimento alla realtà materiale di una biologia senza idee, cioè una possibilità di riferirsi con parole  alla pazzia che è uno specifico della malattia della mente umana.

Senza la precedente umanità che si è raggiunta, non può essere alcuna pazzia: ma essa non è un ritorno a niente di conosciuto e noto. Non è strategia. È qualcosa come una idea sbagliata. Non ci lasci. Oh, a volte Lei è solo le parole di uno straniero inebetito dal sole. Specialmente il sole di oggi. Specialmente questo caldo. Le alte temperature non sciolgono il mio transfert, sa.

Sapesse dire come sia che resiste la materia legata all’idea.

Come sia che la realtà materiale della massa, la così detta realtà materiale delle cose, piena di vuoto traversato dai campi di forze che fa la costituzione della loro forma come è percepita grossolanamente, sia tenuta assieme dalla funzione del pensiero.

Come sia che gli strati arcaici della struttura cerebrale non abbiano ceduto, nei milioni di anni, al peso degli strati più moderni e si siano fusi insieme ai nuovi.

Si sapeva e si è sempre saputo che le strategie che ci sono tra gli uomini, pure è certo che non potevano esserci e dunque non c’erano mai state. Tragga Lei le prime conseguenze. Si comporti in modo adatto. Chieda. Chieda.

Lei sa: la strategia psico-farmacologica sta miseramente fallendo. Dovrebbe affrettarsi. Mettersi quel bel vestito di stracci e incedere via dal sogno delle scale di rubini dove, Lei, era un topolino impaurito.

Va detto che la parola amore cambia le persone agendo nella loro mente, svolgendo una azione sulla realtà fisica della materia degli strati arcaici e, via via, più moderni, mentre si sale strato dopo strato verso la corteccia cerebrale. Ma è la parola e tutto quello che ad essa è riconducibile e non l’amore.

E in più va detto che, d’altra parte, non si sa come possa essere. Si è scoperto che bisogna ripetere tutta una serie di gesti, di modi, di condizioni simili, ma sempre del tutto non sovrapponibili e che questa non è una strategia: è la scienza del setting. Viene detto che nel conseguire i diplomi per curare la mente non viene più sempre, non più dovunque, chiarito cosa sia il setting. Vede, sembra una strategia ma è solo un grave errore.

Un improvviso di Schubert, uno qualunque -perché ci interessa solo la parola – contiene così tanta chiarezza che da sola denuncia la nostra assoluta impreparazione al linguaggio per la cura dei pensieri. Non è né bellezza né sublime arte: è che quando cade la strategia nasce la possibilità. 

Chet Baker  suona “Almost blue“. Traduca la parola almost ed avrà il timbro irraggiungibile del discorso. Il crollo del Clavicembalo Ben Temperato. Il luccichio intemperante del quasi e del pressoché, che Lei avrà notato furono associati al colore. Già, come dicevamo: nessuna strategia. Quasi blu la bella novità. La straziante modernità di quanto c’è da sempre. Veda. Capisca.

Chet Baker con tutto il meraviglioso esercito dei musicanti irragionevoli e bellissimi (ha visto che volto aveva, lui, santo Cielo!), dei pittori, degli affrescatori e scultori, dei danzanti spaziali, dei registi che sono scenografi cosmici, e degli ingegneri cioè scrittori e poeti e urlatori pop e lirici: ecco tutto quanto questo elenco di parole che sono le mie idee attuali di limite e di splendore anche se non sempre esclusivamente felice, sono tutte possibilità per approfondire un poco. Ecco quante ne abbiano per procedere.

Capisca! Dove mettere dunque il fallimento della strategia psico-farmacologica che adesso risulta eclatante e trascinerà con sé pesanti conseguenze cliniche? È nella certezza che strategie non possono esserci nei rapporti tra gli esseri umani. Sì, ce ne furono e ce ne sono, eppure Lei sa che poiché invece non possono esserci dunque non ce ne furono e non ce ne sono neanche adesso.


Enzo Jannacci e Rosso Fiorentino che arredano la stanza del setting
A little wednesday afternoon joyful art…

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