a un anno dalla nascita
L’amore per te mi ha reso antipatico il mondo. Mi sono dovuto isolare per concedermi lo spazio necessario a pensarti. Non ho fatto che pensarti.
Questa è la prassi del primo anno di vita degli esseri umani. Pensare un altro essere umano. Almeno per cominciare ad essere.
Così per un anno, senza proportelo coscientemente, sono rimasto definitivamente solo: cioè esclusivamente me stesso.
Ora mi pare di non essere più riconducibile ad un luogo né ad una cerchia di vera condivisione.
Chi mi ama mi osserva senza riuscire più a trattenermi, sebbene io non fugga e addirittura sia assai più lento di sempre.
È il luogo dove mi vengo a trovare che è inattaccabile. Il mio non manifestare più incertezze riguardo ai miei sentimenti.
In questo stato d’animo la solitudine è addirittura una presa di posizione.
E la Teoria della Nascita dice che la nascita umana comincia nella certezza che esista un ‘seno’. La vita tra sonno e veglia del neonato non ha fratture.
Ed eccomi qua. Dopo un anno. Solo soletto. A contare i bocci viola scuro sottratti alla siepe di rampicanti qua vicino.
Ho la persuasione di essere amato. Perché poi si rinasce una volta per tutte nella mente di qualcuno.