9, dicembre
Studiare. Laura Boella “Le imperdonabili” (ed. Mimesis). Albert Camus “Questa lotta vi riguarda – corrispondenze per ‘Combat’ 1944-1947”. Manca sempre il tempo per studiare. Bisognerà fidarsi di poche pagine. I due volumi sono impareggiabili. Il pensiero degli onesti è sempre impareggiabile. L’onestà ha una sua estetica specifica. Riconoscibile. Sono tratti vaghi e diffusi che ad alcuni risultano evidenti. La dialettica dei processi analogici è bruciante. Quella del ragionamento diacronico è lenta e noiosa. Inderogabile, dicevo, ritrovare -scrivendo- l’intelletto. Distanziarsi. Sessualità e ricerca, musica e corpi vicini. Compravo stufe per scaldare le stanze per pensare al riparo. Ma per leggere specialmente i riflessi del fuoco danzante sul muro. Geroglifici, ombra, fianchi delle accoglienti, pareti appannate, vernici, movimenti di momenti, veder salire alcune cose tra le altre, in mezzo a mille altre cose ferme il tempo sul muro riflette il fuoco. Il muro una cappa rugosa di intonaco grezzo. Il desiderio dentro la stanza un planisfero. Un pomeriggio avevo disegnato a lungo. Viaggi e locomotive nell’idea ma poi le dita che non pensano se non per movimenti fini come fili di ragno benefico fecero il chiaro-scuro di un furgone per la rivoluzione quotidiana colto che percorreva Via della Resistenza. Non smetto. Mai dismesso il piglio di presunzione. Resto sul ciglio come fossi io la lacrima. Pagina 34/35:
“In questo passaggio l’ansia di perfezione e di assoluto assume a criterio di verità la relazione vivente, lo scambio di parole e di esperienza con un’amica o con un amico, la partecipazione e il giudizio su ciò che accade nella storia e nella politica o semplicemente nelle vite delle persone. La creazione poetica e letteraria cambia così di posto rispetto al modo usuale di intenderla. Invece di essere il centro luminoso che risplende tra le fosche ombre della vita, diventa il frutto di una vita che non è bastata a se stessa, ma ha avuto bisogno di amori, dolori, speranze, illusioni.”
Rileggo la vicenda sulle pagine e ancora scopro di non essere non risonante, anzi. Temevo, temo ogni giorno che si potrebbe aver cessato di sentire a nostra insaputa. La pulsione che tradisce il pensiero e non può essere più pensata. “Le imperdonabili” regala molto e generosamente. Pochi euro regalano intese imperdonabili a loro volta: scrivo a te che sai comprendere, scrivo perché qualcuno ha già pensato quanto scrivo. Scrivo per la certezza della inutilità di scrivere. È solo per coloro cui sarebbe inutile dire certe cose. È per uomini e donne già amati e già amate. A ti una volta per tutte e per sempre e senza promesse. Perché il ‘per sempre’ non può essere che promesso e fondato su quanto già accaduto. Concludo la lettura della pagina 35:
“La vita è il ponte che non diventa casa, se si vuole usare l’espressione di Simone Weil relativa al rapporto tra umano e divino. Le imperdonabili, che diedero ospitalità a tutto, non presero mai dimore nella vita di tutti i giorni, ma la attraversarono in tutte le direzioni. Fu questo il nodo in cui ciò che cercavano – la verità, la giustizia, la bellezza, Dio – mantenne la sua forma umana, la traccia di un cammino imperdonabilmente comune e tutti.“
Pensavo viaggi, locomotive, movimento di momenti …. quando l’idea divenne -tra le dita che non svolgono pensieri coscienti ma movimenti fini come fili di ragno- il quadro chiaro-scuro di un furgone per la rivoluzione quotidiana còlto che percorreva la strada indispensabile. Non smetto ancora neanche oggi che potrei riposare essendo certo che non amo riposare.
Disegnare sempre, scrivere sempre, sempre realizzarsi inopportuni. Fastidiosi. Volendo senza volere. Era tre anni fa il disegno? Sono certo trenta anni fa l’incoscienza della cura. Di più sono dall’ignoranza che portavo a farmi togliere nella mia cura. Erano i primi anni del novecento l’orizzonte prospettico della ricerca scientifica sulla storia della psichiatria. Era prima ancora oltre quell’orizzonte a Marx, Hegel, Feuerbach, Kant…. Erano i balzi transatlantici delle caravelle. Poi Copernico, e prima Galileo e prima Bruno. Il cerino è rimozione spostamento alterazione o solo segno di un rogo sacrificale? Le parole che non bastano a se stesse e denunciano la loro limitatezza? La risposta, mi piacerebbe essere certo fosse non casualmente, il titolo dell’altro libro che riposa sul piano del tavolo: questa lotta vi riguarda.
Categoria: Gioia
